sabato 21 luglio 2012

INCONTRI RAVVICINATI DI QUALCHE TIPO SORA I TETI DE TRIESTE...

Bondì, mularia mata...

Un'altra anteprima di un argomento che tratterò prossimamente...

TRIESTE, 8 giugno 1972 - Nel popolarissimo rione di San Giacomo, sopra la caserma dei carabinieri di via dell'Istria, da molte persone viene notato un incredibile oggetto volante, simile ai dischi volanti extraterrestri, mentre percorre il cielo a 37 metri d'altezza, per poi sparire velocemente verso la zona di Montebello, dopo aver zigzagato per un po' sopra la caserma stessa.

Vengono pure scattate due foto, eccone una:

(CLICK SULL'IMMAGINE PER INGRANDIRE)

Ma di cosa si tratto' ?

Fu veramente un ufo ?

E se era un ufo, quale sarà mai stato il motivo di quel sorvolamento ?

Prossimamente, su questo blog, le risposte definitive ad uno dei misteri triestini più affascinanti di sempre !!!!

Stay Tuned, mularia...

    René

lunedì 16 luglio 2012

ANDRE' RIEU CHIEDE CONSIGLIO AL GRILLO SPARLAZZANTE DI TRIESTE

Bondì, mularia mata...

Oggi vi presento un altro dei miei pupoli... precisamente una vignetta satirica raffigurante André Rieu, il celebre violinista olandese, il quale, esprimendo il suo desiderio di venire nella nostra bella città per potersi esibire -accompagnato dalla sua "Johann Strauss Orchestra"- in un grandioso concerto in Piazza Grande (oggi nota come Piazza Unità), chiede consiglio al saggio GRILLO SPARLAZZANTE di Trieste... proprio quello lì, cioè il celebre grillo-coscienza di Pinocchio, il burattino dell'omonima, immortale fiaba scritta da Carlo Collodi.



Gli schiocchi di frusta del possente Gallenius, domatore del "Circo delle Meraviglie Triestine", lanciano roboanti saette nell'aria...

DOMATORE GALLENIUS: 

"O Grillo, Grillo Sparlazzante,
tu che ne sai tante,
tu che dispendi consigli a palate,
parlaci del cartellone di Trieste d'estate (2012),
e della scelta di concedere la Piazza Unità
solamente a complessi di jazz... "


RISPOSTA DEL GRILLO SPARLAZZANTE (sull'aria delle strofe de "El Tram de Opcina"):

"E anca Piaza Grande la xe nata disgrazià
la vien de novo verta solo qualche dì de istà... CRI-CRI !!
Bona de Dio, i farà soltanto jazz
e altri musicanti sarà sol tacadiz !!!"

René - ANDRE' RIEU ed il GRILLO SPARLAZZANTE di Trieste ( CLICK SUL DISEGNO PER INGRANDIRE )           



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Il video del giorno, ovviamente, è André Rieu, mentre con la sua orchestra esegue "MOLIGHE 'L FIL CHE 'L SVOLI" :


      René

sabato 14 luglio 2012

CRONACA DI UN ATTERRAGGIO ALIENO NEL MIO WC !

Bondì, mularia mata...

Un piccolo quasi fuori tema... dico "quasi", perché in fondo è successo a Trieste, a casa mia, anche se non si può propriamente parlare di situazione "patoca".

Bensì, è una storia di fenomeni non paranormali, bensì (di nuovo) di fenomeni parastatali !

Ma andiamo con ordine...

Me lo ricordo come ieri:
Una notte del 46 luglio del millenovecentomila (in biglietti da dieci), dopo un'impepata di cozze fritte con contorno di scampi che dio me scampi, mi recai all'angolo Water Close.
Ma, non appena varcai la sogliola che stava bella e morta sulla soglia del bagno, intravidi una luce che fuoriusciva dall'uscio del Water Close, il quale non era più Close ma era Apert. Quell'uscio, dicevo, dove i comuni immortali normalmente siedono, per espletare alcune piccole formalità giornaliere (anche la vita di un Highlander è piuttosto dura, a volte).





Capii subito che l'impepata non c'entrava, anche perché un'ora prima avevo rimesso nel letto le restanti vettovaglie che avevo ingurgitato direttamente sul posto, al ristorante-trattoria "All'Istriano".

Così, mosso dalla curiosità, ma più che altro mosso da problemi intestinali, mi avvicinai al pertugio della mia tazza, e scorsi un essere inquietante... era proprio un alieno!

Per la precisione, era un alieno ormai alienato, proveniente dal pianeta "Stucucumero", che si trova a metà strada tra la Via Lattea ed il capolinea della Circumvesuviana.

Lo strano ominidoide, dalla testa d'ovoide e le sigarette marca Duracell, le sigarette in lega, iniziò a fissarmi, con uno sguardo assai tremante e terrorizzato.

In una lingua aliena, devo dire tutto sommato di facile comprensione, mi disse: "fvvbgndf dafgpodfthg @°#grty54 $$$bv6fd !!!"

Era spaventatissimo!!!

Poi, senza più proferir parola o alcunché, s'allontanò immediatamente verso gli spazi interstellari, tra gli interstizi di stizzosi tizzoni ardenti di allure pour homme, by George Michael.

In seguito, subito dopo il passaggio alieno, mi ritrovai con la tazza del wc completamente intasata da uno strano liquido puzzolente, il quale, invero, mi pareva piuttosto familiare!

La drammatica ostruzione avvenne alle 06.56, ora italiana. Furono impiegate ben due squadre dei soccorsi alpini, ed una della protezione civile, per poter liberare il tutto. Furono impiegati anche alcuni mezzi pesanti, sotto la coordinazione del Preg.imo Dott. Ing. Mr. Verde Sturacessi!

Alla fine della strada, tutto si risolse, e tutti ritornammo felici e contenti.
Mr. Verde, però, volle essere pagato profumatamente (Gled Assorbiodor docet), così poi se ne andò via anche lui, felice e contante!


   René (Trieste)

martedì 10 luglio 2012

AL MIO CARO PAPA'

Bondì, mularia mata...

Solo un piccolo fuori tema... una mia poesia di qualche tempo fa, dedicata a tutti quei bambini che hanno perso il proprio papà. 
Un'ipotetica lettera-preghiera di un bambino che "parla" con il suo papà, utilizzando la voce del proprio cuore, mandata al cielo come un messaggio.
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   AL MIO CARO PAPA'

Caro papà
le stelle in cielo cantano
e per ogni stella già nasce una rosa.

Lassù
 fra tanti angeli blu
tu pensi tanto a me
e poi mi mandi giù tanti orsacchiotti blu
come i grandi occhioni che hai tu.

Caro papà
le comete ti salutano
e ti saluto anch'io
ma il mio braccino è troppo corto
per arrivare fin lassù
ma un mio pensierino ti giunge lo stesso
tramite il mio cuore...

Caro papà
tu ora sei il mio angelo
che viene a sistemarmi le coperte
I tuoi balocchi e le tue carezze per me
son sempre la tua esclusiva
per ringraziarmi dell'affetto sincero che ho per te!

Caro papà
se da quel cielo azzurro mi guardi
lanciami il tuo sguardo
ed io, 
dopo averlo afferrato saldamente,
orgogliosamente lo ammirerò,
dicendo semplicemente: "Ti voglio bene, papà !"


     René 






 

giovedì 5 luglio 2012

IL SEGRETO DELLE TRE MUMMIE DI VIA CROSADA






Bondì, mularia mata

Oggi, finalmente, affrontiamo l'argomento proposto, qualche tempo fa, in una misteriosa anteprima: CLICCARE QUI PER L'ANTEPRIMA



In pochi lo sanno, ma a Trieste, nel suo sottosuolo, si cela un tesoro preziosissimo a livello culturale e storico. Ben tre sarcofaghi egizi contenenti altrettante mummie riposano da ormai più di cent'anni in un dimenticato magazzino comunale sepolto sotto alcuni metri di terra, nella zona di via Crosada, in Cittavecchia.
Una storia a metà tra leggenda e verità. Una storia che, spero, potrà magari riaccendere un po' di curiosità e, perché no (sarebbe doveroso), una futura ricerca.

Ma andiamo con ordine...

1908 - Dal Cairo giunge a Trieste la nave "Cleopatra". 

Disegno tecnico del 1865 (grazie a Ladi Minin), raffigurante la nave "Cleopatra" (click sull'immagine per ingrandire)


La nave, un bellissimo veliero costruito nel 1865 nel cantiere Stabilimento Tecnico Triestino di Trieste, trasporta varie casse di materiale archelogico di provenienza egizia, tra cui ben tre sarcofaghi con al loro interno delle mummie ben conservate, risalenti all'epoca di Ramsete II.




Tale materiale è destinato al Museo di Storia Naturale di Trieste.
La nave "Cleopatra" viene fatta ancorare nel Canal Grande di Ponterosso. Da qui viene fatto sbarcare tutto il materiale, con le mummie.


Il Canal Ponterosso, agli inizi del '900 (click sulla foto per ingrandire)


 In attesa di redigere un inventario preciso di tutto il materiale, le tre mummie, assieme ad alcune casse contenenti piccoli oggetti vengono depositate in un magazzino sotterraneo che funge da deposito comunale.
Tale magazzino è situato in una casa presente all'inizio di via Crosada, all'angolo con l'Androna della Marinella. Entrati nella casa, si scende per una breve scalinata lunga 3 metri circa, entrando così nel piccolo magazzino sotterraneo.


ANDRONA DELLA MARINELLA ieri e oggi (click sull'immagine per ingrandire)... dalla porta in primo piano nella foto antica in bianco e nero, si poteva accedere al magazzino sotterraneo dove vennero poste le tre mummie. Foto coll. Pierpaolo Saccari.


Passa il tempo, passa il tempo... ed arriva, improvvisa, la Grande Guerra.
E le tre mummie vengono letteralmente dimenticate lì sotto, senza che nessuno si curi di portarle via.

Finita la guerra, inizia il mistero delle tre mummie...

A quell'epoca, primi anni '20, nelle conversazioni degli abitanti di Cittavecchia si sente spesso e volentieri parlare di sotterranei della città, ed anche delle mummie.

Rena Vecia negli anni '20 (click sull'immagine per ingrandire)

I ragazzini di Rena Vecia scendono spesso dalla strada che da casa Kupferschein raggiunge dritta dritta via Crosada e Androna della Marinella.
Il più delle volte, i ragazzini incuriositi dai vari racconti sulle tre mummie provano ad entrare nel magazzino, trovando però, all'inizio della breve scalinata, due pesanti ante di legno chiuse da un grosso catenaccio. Quasi sempre, subito dopo, viene detto loro di allontanarsi immediatamente da lì, che non è un posto per giocare, e che non si deve toccar nulla!
Negli anni seguenti il mistero s'infittisce sempre di più, ed alla fine degli anni '20 si crede ormai che quella delle tre mummie sia solo una leggenda del sottosuolo triestino, come la famigerata "Camera Rossa", un segreto tribunale dell'inquisizione che dovrebbe essere nascosto sotto la vicina chiesa di Santa Maria Maggiore.


Un mio pupolo, raffigurante Santa Maria Maggiore, di notte, agli inizi degli anni '30 (click sul disegno per ingrandire)
Già nel 1927, il famoso collezionista (allora giovanissimo) Diego de Henriquez, assieme al fraterno amico Herbert Greenham, decide di calarsi in quegli ambienti, riuscendo peraltro a recuperare alcuni importanti reperti di epoca romana (frammenti di piccoli cocci d'anfora).


Durante gli anni '30, alcuni avventurieri riescono a raggiungere il magazzino sotterraneo, riuscendo a vedere di persona le tre mummie, ferme immobili ancora lì.






Passa altro tempo, ed ecco giungere una nuova, tremenda guerra... la seconda Guerra Mondiale!


Anche Trieste, nel 1944, viene colpita duramente dai bombardamenti. Numerosi aerei da bombardamento americani di vario tipo (Consolidated B-24 Liberator, North American Mustang P-51 e Boeing Flying Fortress B-17, questi ultimi meglio noti come "fortezze volanti") sganciano ripetutamente il loro carico di morte sulla città inerme.


1944 - Bombardamenti aerei alleati sulla città di Trieste


In questo periodo la città è già occupata da numerosi comandi nazisti, i quali tentano di impedire possibili sbarchi alleati trincerandosi dentro bunker antiaerei, come la Kleine Berlin, un vero e proprio fortino sotterraneo posto in via Fabio Severo, tra la soprastante villa di Angelo Ara ed il Tribunale.


Secondo una delle tante antiche leggende cittadine, in questo periodo il Supremo Commissario Dr. Friedrich Rainer, capo dell'OZAK (Operationszone Adriatisches Kustenland, ovvero Zona d'operazioni del Litorale Adriatico), dà ordine ad una truppa di SS di recarsi nel magazzino sotterraneo prima che questo possa venir accidentalmente bombardato, per prelevare mummie e casse, ed infine trasferirle a Berlino. 




Passano altri anni, e delle mummie non si sente più parlare (se non nei racconti degli anziani di Cittavecchia), fino a quando, alla fine degli anni '60, un altro avventuriero cerca di penetrare nel magazzino. Si tratta del restauratore Orlando Bellon, appassionato esploratore di cunicoli e gallerie cittadine e non.
Il Bellon, entrando di notte nella casa ormai abbandonata attraverso una finestra, riesce a giungere fino all'inizio della scalinata che porta al magazzino, trovandosi di fronte alle pesanti ante di legno chiuse col catenaccio. Ma poco dopo, tentando di forzare la porta, il restauratore è costretto a fuggire per non essere colto in flagrante da una pattuglia di Polizia, allertata da un abitante lì vicino che aveva udito i vari rumori.

In questo mio pupolo, il restauratore-esploratore Orlando Bellon, alla fine degli anni '60, di fronte all'ingresso sbarrato del magazzino sotterraneo contenente le tre mummie



1993 - Una gran parte di Cittavecchia, ormai cadente ed in stato di costante abbandono, viene recintata in attesa di futuri lavori di restauro e recupero.
L'androna della Marinella, compresa l'antica casa da cui si accedeva al magazzino sotterraneo, non esiste più. Al loro posto un immenso piazzale asfaltato, usato negli anni '70 come parcheggio.
Si pensa però che il magazzino sotterraneo sia ancora lì sotto, e pure le tre mummie conservate in esso.
Così, nell'estate dello stesso anno, si decide di iniziare nell'allora cantiere CIET uno scavo per riportare alla luce le fantomatiche mummie, dando così il via all'operazione "Tutankhamon".
A dare agli ingegneri le giuste indicazioni di scavo, c'è proprio il restauratore Orlando Bellon.
Dapprima si inizia a scavare a mano, grazie a numerosi volontari che si aggiungono agli operai già presenti, poiché, nel frattempo, la voce della ricerca delle tre mummie è divenuta una notizia divulgata di continuo dai giornali e telegiornali locali, i quali seguono passo dopo passo tutte le fasi dell'operazione. Coordinatore tecnico del tutto è l'ingegner Sergio Bisiani.
Dopo un paio di giorni, si arriva fino a due metri di profondità, ma a questo punto si decide di continuare lo scavo con dei potenti Caterpillar messi a disposizione dall'impresa Riccesi.

Estate 1993 - Nell'area del cantiere CIET, si scava per cercare di raggiungere il magazzino sotterraneo, riportando così definitivamente alla luce le tre mummie di via Crosada (click sull'immagine per ingrandire)


L'escavatrice riesce a giungere fino ad un pavimento in pietra, ad una profondità di circa tre metri. Inoltre, spunta fuori anche un muro che dovrebbe delimitare il magazzino. In tale muro s'intravedono le arcate di sostegno ed un fornelletto in pietra.

Servizio di Telequattro:

CLICCA QUI PER IL SERVIZIO DI TELEQUATTRO DEL 1993

Ad un certo punto spunta fuori,  finalmente, una fessura che potrebbe essere un ingresso al magazzino. Vengono così chiamati i volontari della Protezione Civile, Gruppo nord-est, coordinati da Alessandro Novello, i quali, colmi di viva speranza, iniziano ad allargare il pertugio, liberando il terriccio direttamente con le proprie mani.
Ma procedendo, s'incontra un'altra ostruzione che va a togliere definitivamente l'entusiasmo, assieme all'annuncio di stop dei lavori dato dalla Soprintendenza alle Belle Arti, poiché il piazzale si è trasformato in un gigantesco cratere.


Si tenta allora un'ultimissima possibilità: tramite i radioestesisti, ci si concentra su un'altra zona distante pochi metri dal cratere e posta subito sotto il muraglione della scalinata che dalla strada porta alla chiesetta di S.Silvestro.
Si procede dunque ad un sondaggio mirato del terreno tramite un carotaggio dello stesso, ma poi... il nulla pure qui!

Estate 1993 - L'ultimo scavo, sotto il muraglione della scalinata di S. Silvestro

Quindi i lavori si fermano definitivamente!


In seguito, il cratere è stato riempito di nuovo e rimesso a posto. E delle mummie non se ne è più parlato... almeno fino ad oggi, qui sul blog!


Il segreto delle mummie di via Crosada, per ora, resta tale!!




Alla prossima...




   René

sabato 30 giugno 2012

IL CIVICO MUSEO DEL MORBIN PERDUTO

Bondì, mularia mata...

In un futuro lontano, in pieno 24° secolo, nell'antica città di Trieste si trova un museo.

Un museo? Nell'anno 2324?

A cosa serve un museo?

Nell'anno 2324, la Terra è oramai cambiata a livello geofisico... lo scioglimento delle calotte polari e vari cataclismi ed inquinamenti prodotti dall'uomo, hanno ormai ridotto il pianeta ad una gigantesca palla mezza desertica e mezza tropicale, con un'alta percentuale di zone radioattive difficilmente abitabili.

Senza contare le crisi economiche e sociali che hanno accelerato il processo, ormai irreversibile, di regredimento quasi totale (nonostante, in controtendenza, la tecnologia continui a fare passi giganteschi in ogni campo).

Chi può, molla tutto per raggiungere le stazioni orbitali, così come nel 19° secolo tante povere famiglie emigravano, armate solo di una misera valigietta di cartone, verso terre lontane e sconosciute, in cerca di una vita più dignitosa e sostenibile.

La letteratura di fantascienza, prima ancora che i sociologi, avevano previsto tutto ciò, seppur solo in un ambito di pura fantasia.

Ma è ormai risaputo che, a volte, la realtà supera di gran lunga anche la più fervida e strampalata immaginazione.

E la città di Trieste?

Trieste, purtroppo, iniziò già nel 20° secolo un cammino di autodistruzione. Prima per l'accanimento dei politici di malaffare, e successivamente per l'indifferenza stessa di una popolazione oramai abituata ad accettare tutto, senza reagire.
Il grande passato della città non è stato un buon insegnamento, e si è provveduto altresì a smantellare pian piano, tramite squallidi giochi di potere, uno status di Porto Franco Internazionale, il quale avrebbe potuto garantire alla città un futuro stabile, esentasse e totalmente autonomo, in sinergia con i grandi punti franchi mondiali. Questi ultimi delle vere e proprie oasi di benessere.


In questo mio pupolo: Trieste nel 2324 (click sul disegno per ingrandire)
Quindi, nel 2324 ben poco resta di Trieste, di quella Trieste che fu, se non solo le vestigia del suo splendido passato; i palazzi delle rive, ed i simboli come San Giusto, il Castello di Miramare ed il Faro. Colossali e vetusti testimoni di un tempo migliore che non tornerà, tutti ancora in piedi, ma anch'essi lasciati da secoli abbandonati a se stessi.

La restante Trieste è oramai dominata da lunghe autostrade sopraelevate, e grattacieli altissimi, costruti in metallo e plastica, su più livelli.
Potenti e facilmente manovrabili Skinn-Flyer biturbo a propulsione organica (nel futuro non si butta via niente!) solcano i cieli, un tempo patria dei gabbiani e dei colombi. Sulla terraferma, sfrecciano a velocità impressionanti dei veicoli senza ruote, che scivolano su un cuscinetto d'aria tramite piccoli campi magnetici.

La mentalità è divisa, come nel medioevo, tra ceti sociali piuttosto elevati, e ceti medio-bassi, i quali si guardano in cagnesco a vicenda.

La criminalità, manco a dirlo, è spesso di casa.

E allora, come dicevo all'inizio, a cosa serve un museo?

In un antichissimo palazzo, un tempo famoso, chiamato "Rotonda Pancera" e situato nella zona più vecchia della città, sorge, all'ultimo piano, un museo. L'unico museo rimasto ancora in attività.
La Rotonda Pancera

Esso è il "Civico Museo del Morbin perduto".




Questo museo non è segnato sulle carte, né sugli ormai scarsi depliant turistici. Nemmeno gran parte dei pochi triestini rimasti sospetta l'esistenza di un simile posto, situato all'ultimo piano della Rotonda Pancera.

In questo mio pupolo: portone d'ingresso del Museo del Morbin perduto, all'ultimo piano della rotonda Pancera

Solo chi ha voglia di guardarsi indietro, con coscienza, chiarezza, passione e determinazione, può arrivarci automaticamente.
Anche l'Eldorado, o la sacra terra di Agharti, sono ubicate nell'anima stessa dell'uomo. Se l'uomo non seguirà il proprio IO migliore, non potrà mai giungere in tali luoghi spontaneamente.




Non è richiesto un biglietto d'ingresso, ma solamente di lasciare sulla porta qualsiasi pensiero o modo di fare "moderno".

I visitatori non sono molti, anzi... però va bene così. Questo museo resta costantemente aperto per tutti coloro che vogliono annusare a pieni polmoni quell'aria stantìa, eppur così profumata, impressa su centinaia di libri, quadri, diari, fumetti, bamboline di pezza, manifesti, lanterne (ferai) con l'alabarda, antichi padelloni in vinile a 78 giri, radio di tutte le marche, con le valvole termoioniche e le manopole in bachelite, che servivano alla regolazione del volume e della sintonia.

Il custode di tal museo è una giovanissima e splendida ragazza mora, sui vent'anni, dai lunghi capelli fluenti come intense ondate di bora ventosa.
Si dice che essa sia in realtà una fata senza età, con il compito di preservare dall'oblio del tempo tutto ciò che di bello e realmente importante è stato fatto nei secoli passati.

In questo mio pupolo raffiguro la giovane e misteriosa (forse è una fata) custode - guida del Museo del Morbin perduto (click sul disegno per ingrandire)

Bene, allora lasciamo fuori dalla porta tutte le cose negative che ci portiamo appresso, ed entriamo...

Chi entra nel museo, viene subito circondato da un'aura magica di gentilezza e di tranquillità, le quali, continuando ad aleggiare tra quelle grezze mura, infondono sin da subito pace e serenità estrema all'occasionale visitatore.

Da ogni angolo del singolare museo saltano fuori in continuazione delle autentiche meraviglie, una dietro l'altra, che appaiono spettacolari all'occhio del casuale visitatore di turno. Ad esempio, può destar curiosità, in un mondo totalmente dominato dai computer e dalle tecnologie meccaniche e biologiche, una radiolina tascabile "Grundig Micro-Boy" degli anni '70 del 20° secolo.
Con questa semplice radiolina, ogni domenica a mezzogiorno in punto si potevano ascoltare le Maldobrie di Sior Bortolo, e le telefonate del fio de mama, o i racconti del Noneto. Tutti piccoli, grandi eroi della trasmissione radiofonica più patoca, "El Campanon".
Sempre con la stessa radiolina, verso l'inizio di dicembre, si potevano ascoltare su emittenti come "Radio Promotion Trieste" o "Radioquattro" tanti brani in dialetto tratti dall'allora annuale Festival della Canzone Triestina.


La prima sala che accoglie un vasto assortimento di materiale cartaceo, è la "sala Lino Carpinteri e Mariano Faraguna". In questa sezione, troviamo affastellati, uno sopra l'altro, numerosi numeri del giornale satirico pupazzettato "Marameo" risalenti agli anni '20, e tantissimi numeri de "La Cittadella", giornale satirico che fu creato e curato dai due autori ai quali questa sala è dedicata.

Poco più avanti si entra nella "sala Lelio Luttazzi", dedicata ai grandi musicisti ed intrattenitori patochi del passato, come Lorenzo Pilat e lo stesso Luttazzi, el mulo Ferucio alias Teddy Reno, ma anche Bruno Tramontini, Oscar Chersa, Andrea Guzzardi, Damiano Vitale, Roberto Urbano, UltrabulloTs, e tantissimi altri. E nell'aria risuonano note antiche, ora divertenti, ora dolci e appassionate, come "Finanziere", "Lassime star cussì", "Osmiza", "No steme romper, "Trieste xe bela col mar", "De Trieste fino a Zara", "I me ga dito", "Trieste mia", "Ancora un litro de quel bon", "L'Omo Vespa", "Bertolin", "Ai bai tu me la darai (la Flon Flon)", "Una fresca bavisela (Marinaresca)", ecc...

Un altro po' più avanti, e si entra nella "sala Angelo Cecchelin", dedicata a tutte le cose più strampalate di Trieste, come la Bora inscatolata, la fiasca eterna (dove il vino non smette mai di spillar fuori), oppure la particolare "fauna" triestina.

In questo mio pupolo: particolare della "sala Angelo Cecchelin", dedicata alla fauna di Trieste (click sul disegno per ingrandire)


Tanti sono gli oggetti del cuore patoco conservati dentro questo particolare e solitario museo, e tante sono le chicche... magari un altra volta ci torneremo per dare un'altra sbirciatina. Salutiamo la bella e gentilissima guida-custode, e ci accingiamo a varcare l'uscita.

Adesso il sole è quasi al tramonto, ed è tempo di tornare a casa, anche perché le odierne strade dell'anno 2324, come già detto, non sono molto sicure di sera.

La Trieste del futuro, nonostante tutto, può offrire ancora molte sorprese, ma di ciò ne parleremo un'altra volta.


   René

domenica 24 giugno 2012

METTI UN LORENZO PILAT IN LIBRERIA LOVAT - 25 MARZO 2012

Bondì, mularia mata...

25 Marzo 2012 

Prendi un Lorenzo Pilat dal saccoccio delle meraviglie sonore di casa nostra, e lo metti dentro una libreria. Non una libreria qualsiasi, ma la Lovat, ovvero quella bella libreria-bar-ritrovo situata nel comprensorio dell'ex Standa di Viale XX Settembre, a Trieste.

Poi, aggiungi un pizzico di pubblico caloroso ed affezionato, comprendente gente di tutte le età, un bravo e gentilissimo moderatore -il bravissimo musicista Fabio Jegher- armato di microfono, e successivamente condire con un bel po' di sole di inizio primavera, per colorare il tutto.

Ecco, infine, il piatto pronto: un bel pomeriggio tra aneddoti e canzoni, in compagnia del nostro più beneamato cantautore, Lorenzo Pilat !



Il sottoscritto è presente assieme ad alcuni cari amici, tra i quali vi è l'amico comune (di Pilat e del sottoscritto, intendo) Bruno Pause, ex conduttore radiofonico e collezionista di dischi (di Elvis Presley, poiché Bruno, in pochi lo sanno, è il massimo collezionista europeo dei dischi del King, ed in misura minore anche di altri artisti), e il poeta "Cesarone" con la figlia.
Il pomeriggio canoro-discorsivo ha inizio con una bella versione della sua canzone romantica, in dialetto triestino, più bella di sempre... "Lassime star cussì".
Nonostante l'età (Pilat, ha da poco compiuto 74 anni!), la voce è ancora molto buona, e la verve ed il sentimento che mette nelle sue interpretazioni sono rimaste pressoché intatte:


Subito dopo è il momento delle prime domande da parte del pubblico, riguardanti perlopiù la sua attività canora con il Clan di Celentano, negli anni '60, dove Lorenzo era noto con il nome d'arte Pilade", con il quale nel 1964 debuttò come cantante sulla scena nazionale, vincendo ad Asiago la primissima edizione del "Festivalbar" !



Si prosegue poi con un breve excursus sul suo operato d'autore di canzoni per altri famosi cantanti della scena nazionale ed internazionale:


Subito dopo giunge l'aneddoto di Lorenzo in merito alla sua canzone più famosa nel mondo, portata al successo dal cantante gallese Tom Jones. Sto parlando ovviamente di "Love Me Tonight", che ancor oggi è uno dei più massimi successi internazionali nell'ambito della musica leggera, e fece guadagnare allo stesso Pilat un prestigioso Grammy Award, quest'ultimo un premio veramente molto importante, e del quale solo pochissimi artisti italiani possono fregiarsi:


Ma Pilat, come molti sanno, incominciò la carriera come molti suoi coetanei, alla fine degli anni '50, cantando il Rock 'n Roll, il Blues, il Country, e innumerevoli altri generi del folklore e della musica nordamericana.
Ecco quindi un bel medley, si parte con un assaggio di "Sixteen Tons", un folk-blues di Merle Travis, che parla delle dure condizioni di vita dei minatori:


Un istante dopo, spazio ad uno dei più leggendari cavalli di battaglia del Pilat "entertainer"... "Mule Skinner Blues", un antichissimo Country-blues di oltre cent'anni fa, in Italia meglio conosciuto come "Il Blues del Mandriano":


A conclusione dell'angolo "U.S.A.", un bellissimo medley delle più famose canzoni di Elvis Presley, in omaggio al sottoscritto e a Bruno Pause, storici estimatori del King, come del resto lo è lo stesso Pilat, da tantissimi anni:


Intanto, fra una canzone e l'altra, le domande e le richieste di dediche da parte del pubblico continuano, incessanti.
E finalmente, dopo un lungo ed apprezzato raccontarsi di Pilat, ricordando anche la sua infanzia nella povertà e negli orrori della 2° Guerra Mondiale (allorquando da bambino vedeva sfilare i carri armati nazisti di fronte a casa sua, in via Fabio Severo, nei pressi del famoso bunker "Kleine Berlin"), e la sua gioventù negli anni dell'amministrazione anglo-americana di Trieste (1947 - 1954), ecco finalmente giungere il suo repertorio più amato da sempre, il folklore triestino. 
Si parte subito con la canzone folkloristica più famosa a Trieste, ovvero "El Tram de Opcina". Canzonetta-marcia dedicata all'incidente occorso ad una vettura del famoso tram triestino, il 10 ottobre del 1902:


Poi, ecco un altro gustoso medley di pezzi popolari e folkloristici triestini... son tutte canzoni di 80 e più anni fa, ma le cantano ancora tutti con piacere, bambini compresi!!!
Ed in coda a questo medley, una canzone oramai simbolo del Pilat autore locale, ovvero la sua pazzoide e sempre divertente "Cavala Zelante":


Dopo un altro paio di domande da parte del pubblico, e le successive risposte di Pilat, ecco un'altra canzone in dialetto, questa volta recentissima, composta appena l'anno scorso per il suo ultimo cd folkloristico... la ormai già più che apprezzata "Toio":


Infine, dopo un altro po' di piacevole "ciacolada" con il pubblico, Lorenzo saluta tutti con una sua bellissima composizione, sempre in dialetto triestino, "Trieste piena de mar":


Al termine del pomeriggio, io e Bruno Pause siamo andati a salutare il nostro caro amico... ed amico di tutti i triestini, parlottando un po' di tutto, da Elvis a Internet, da un concerto mancato (a Lubiana, nel 1987) di Jerry Lee Lewis, fino ad arrivare ai miei pupoli (lasciatemelo dire che sono onoratissimo di avere Pilat fra i miei "fans" più fedeli che seguono volentieri i miei disegni).



Un piccolo e tutto sommato stringato resoconto di un live acustico di Pilat molto particolare; particolare per l'ambientazione (in una libreria, per l'appunto) e per il contesto (un'intervista-incontro aperta con un pubblico, non vastissimo, ma come detto più sopra molto caloroso ed attento).

Permettetemi infine di ringraziare l'amico Alex, per i video del pomeriggio (tratti dal suo canale "principeadalex2").

Un saluto, alla prossima...


    René