martedì 31 gennaio 2012

MONFALCONE, MONFALCONE... I MIEI PENSIERI DI IERI, DI OGGI E, FORSE, DI DOMANI

Buondì, mularia mata...

Un altro fuori tema, spero gradito, riguardante una vicina di casa di Trieste... ovvero Monfalcone!

Una città favolosa alla quale sono particolarmente legato da ormai 31 anni circa!




Monfalcone - panorama dalla Rocca (Click sulla foto per ingrandire)


Monfalcone, la "città dei cantieri", ma anche un magico punto d'approdo del turista anonimo in entrata per (o in uscita da) Trieste stessa!!!
La città di Gino Paoli, di Elisa e di tanti artisti, e non solo...
Un posto che ti accoglie subito bene, mentre ti addentri tra i numerosi distributori di benzina alle porte della città, ed il verde che balla un tango con le numerose casette circostanti.

 Un luogo dove, come direbbe qualcuno, la velocità massima consentita è di 35 miglia orarie anche per il cuore e per le emozioni...


I miei piccoli, grandi ricordi relativi a Monfalcone iniziano in un bellissimo ed assolato pomeriggio primaverile del 1982.
In questo caso sono ricordi ormai foschi... flashback scoloriti, eppur ancora insistentemente vividi. In fondo le cose più belle rimangono nel cuore, anche dopo cent'anni, volendo...
Ricordo un grande giardino di una grande casa... un giardino che al sottoscritto, che allora aveva solamente quasi quattro anni di vita, pareva un enorme e sconfinato prato. E poi lei... una piccola, dolce bambina bionda, della mia stessa età, intenta a correre e giocare con me. Accanto a noi suo fratello di pochi anni più grande, con il suo inseparabile pallone. Questa famiglia è di origine istriana. Mio padre, loro amico, pure. Difatti quel giorno, mio padre, mia madre ed io eravamo stati ospiti di questa famiglia, anch'essa per l'appunto originaria di quelle terre.

L'unica cosa che riesco ancora a ricordarmi abbastanza bene è quest'immenso sole arancione-rosso, mentre tramontava davanti a noi ed alle nostre corse sul prato. Poi, pian pianino giunse la sera.
Sforzandomi al massimo, riesco a ricordare ancora le luci della loro casa monfalconese, mentre a sera ormai inoltrata, a bordo della nostra potente Fiat 124 Sport Coupé 3° serie, stavamo ripartendo per far ritorno a casa nostra, a Trieste.
Quel sole infuocato che tramontava dietro alle moderne casette del centro di Monfy (diminutivo affettuoso), mentre su questo prato io e quest'amichetta del cuore eravamo intenti a correre spensierati, verso gli alberi e, in fondo, verso la vita stessa, mi è rimasto impresso a fuoco nella mente e nel cuore.



In questo mio pupolo (disegno) raffiguro me stesso (sulla destra) mentre salto, corro, gioco assieme alla mia piccola amichetta istriana. Il giardino è più o meno come me lo ricordo, così com'era nel 1982.
In tempi recenti ho anche provato più volte a chiedere informazioni ai miei, riguardo a questa famiglia, perché mi sarebbe piaciuto rintracciare quell'amichetta, di cui non ricordo nemmeno il nome (ero troppo piccolo e son passati troppi anni, del resto), e che oggi dovrebbe avere sui 33-34 anni circa, e magari sarà sicuramente già sposata con dei figli, allegri ed uniti così come lo eravamo io e lei quel giorno, quel solo ed unico giorno in cui le nostre vite si sono incrociate nel breve ma ormai eterno spazio di un pomeriggio monfalconese.
Mi sarebbe piaciuto poterla rintracciare anche solo per dirle un semplice "ciao". Anche se probabilmente al 99% non si ricorderà nulla, né del sottoscritto, né di quel, per me, magico pomeriggio senza tempo.

Intanto, la lancetta dei ricordi cammina ancora un po', ed eccoci nelle estati del 1981 e del 1982.
In questo lasso di tempo, si usava andare al mare -sempre io con i miei- a Marina Julia.


Scalinata d'entrata a Marina Julia, superata la quale si entra nel sentierino subito sulla sinistra, e dopo un paio di metri si giunge alla famosa pineta, ed al molo di scogli  (Click sulla foto per ingrandire)

Marina Julia - fine della scalinata-rampa d'ingresso alla spiaggia
Veduta dall'alto della scalinata d'accesso alla spiaggia di Marina Julia

E qui i ricordi son sempre foschi, ma già un attimino più facilmente visibili dallo sguardo attento della mia nostalgica memoria. Ricordo l'arrivo: fermi mezzora e, talvolta, anche più sul ponticello sul fiume sito sotto la grande ciminiera a strisce rosse. Caldo infernale. Questo perché all'epoca Marina Julia era ancora una bellissima e frequentatissima spiaggia, assieme al villaggio-camping "Albatros", situato nelle vicinanze.



Ogni estate, quindi, file assurde di macchine italiane e straniere (queste ultime soprattutto tedesche). Appena arrivati, si superava la grande scalinata della "Playa" (dove nelle vicinanze c'era l'omonimo bar gestito da Riky, che in molti, monfalconesi ma anche triestini, ricorderanno tuttora), tra l'allora immensa folla di bagnanti. Poi, seguendo il piccolo sentierino sulla sinistra, raggiungevamo sempre una piccola pineta, simile ad un minuscolo bosco.

La "mia" pineta a Marina Julia (Monfalcone - GO)... (click sulla foto per ingrandire)


Di fronte a questa pineta, un lungo molo composto da numerose pietre (il primo che s'incontra provenendo dalla "Playa"). Lì, i miei si posizionavano con asciugamani e tutto il resto, mentre io subito vicino mi mettevo a giocare con i classicissimi secchiello e paletta.

Il molo di pietra, arrivando dalla Playa... in fondo s'intravede il castello di Duino (Trieste)... (click sulla foto per ingrandire)
La "mia" spiaggia, con la pineta in fondo sulla destra, ed il molo di pietra, visti dall'altra parte guardando verso sud e verso la Playa... (click sulla foto per ingrandire)



Estati bellissime. Una cosa che però "odiavo" veramente di questo mare era la fitta presenza di granchi, anche abbastanza grandi (da piccino non li potevo sopportare). Inoltre, come tutti i bambini degli anni '80, non riuscivo a sopportare i sandaletti di plastica modello "tortura infantile". Erano utilissimi per non tagliarsi i piedini sugli scogli e sui ricci marini, ma avevano delle cinghiette strettissime che lasciavano il segno, assieme alla fibbietta in metallo che dopo poco tempo, a contatto con l'acqua salmastra, si arrugginiva. Senza contare schifosissime alghe che in tal fibbietta s'impigliavano praticamente sempre!
I miei mi raccontano spesso (però di questo fatto non ho memoria) di quando un giorno scattai sull'attenti facendo il saluto militare, rivolto... ad una formica che passava sulla sabbia! Infatti, all'epoca ero un fan dei cartoni animati dell'Apemaia. Cartone nel quale uno dei protagonisti era proprio il Colonnello, ovvero una formica militare con tanto di rigorosissimo elmetto ben placcato in testa. Quindi, come avrete capito, mi sembrò doveroso salutarla militarmente!!!!

Spostiamo ancora un po' avanti le lancette dell'orologio della memoria... e qui ricordo bene le visite, puntuali ogni anno, per molti anni, nel periodo pre-natalizio, alla Upim (dai monfalconesi definita Union Putele In Minigonna, dal momento che le cassiere di allora erano molto avvenenti) che si trovava in via Duca D'Aosta... una grande Upim (dal 1995 circa non più esistente) su due piani, dove al piano superiore, raggiungibile tramite la mitica scala mobile, vi era una marea di giocattoli, tra affascinanti scatole di Lego e trenini Lima.
Negli anni '80, ogni qualvolta s'avvicinava il Natale, la puntatina in questo mondo delle favole era d'obbligo... i miei approfittavano della tredicesima per le loro compere, e già che c'erano mi compravano anche i regali di Natale, direttamente a Monfy, per unire capra e cavoli. Questa Upim, con la sua scala mobile, le sue cassiere e persino, ahinoi, i suoi furtarelli, siccome molti ragazzini monfalconesi di allora non perdevano occasione di fregare qualcosa, resta una parte importante non solo della storia di Monfy, ma dei miei stessi ricordi qui riuniti in questo mio post dedicato.

Torniamo a Marina Julia; in questa meravigliosa spiaggia, dopo alcune estati passate in Istria, ad Ancarano, vi feci ritorno con i miei nell'estate del 1987. Di allora rimembro la stessa pineta-boschetto, e le corse dietro alle lucertole ed i numerosi e simpaticissimi scoiattolini. Una spiaggia meravigliosa ed incontaminata, che ebbe i suoi momenti di massimo splendore negli anni '70 ed '80, fino ai primissimi anni '90.
Poi, a causa di inquinamenti e scarichi, Marina Julia fu avvolta in un lento ma costante degrado. Molti turisti e bagnanti l'abbandonarono progressivamente.
Di ciò me ne accorsi io stesso allorquando -spostiamo ancora in avanti le lancette dell'orologio della memoria- nel maggio del 1999, a bordo della mia inseparabile bici raggiunsi Monfy per andare a trovare il mio carissimo amico e poeta Raffaele BB Lazzara, detto Zio Guglielmone, detto anche Raff BB Lazire Bumbuje... poeta Trastolons (al più presto ne riparlerò appositamente in un prossimo post). Un vero e proprio Allen Ginsberg della lande furlane (oggi vive a Cormons, ma periodicamente torna a Monfy per passare le feste con i propri cari nella villetta di famiglia). Raff è un altro gran personaggio legato a Monfy.



Quando l'andai a trovare nel 1999, per l'appunto, con la mia fedelissima bici volante (sì, perché la mia bici vola... per me vola, e basta!), ne approfittai per fare una capatina alla "mia" pineta di Marina Julia. Appena giunto sul luogo, semideserto nonostante la stagione estiva fosse già iniziata da parecchio, ...che tristezza!...
Il molo di pietre, ovviamente, c'era ancora... pure la pineta. Ma per il resto, la vista di una landa desolata, composta perlopiù da una sottospecie di sabbie mobili, mi fece letteralmente saltare su un albero. Preso dallo sconforto, ritornai sui miei passi, con un'estrema delusione nel cuore, per recarmi dal mio barbuto amico, in centro città. Passando sempre per via Romana... una bella e tranquillissima (e pure molto lunga) via d'accesso alla città.

Via Romana, verso il centro di Monfalcone...

Appena ritornato da Marina Julia, dunque, incontrai questo mio amico-poeta, il quale mi invitò prima a casa dei suoi nonni, nel centrocittà. Qui, sfogliammo un bel po' di pagine del suo album di vecchie fotografie. Poi, dopo aver compilato e spedito una cartolina al nostro amico "the Dud", che non è quello del Grande Lebowsky (anche di questo personaggio ne riparlerò prossimamente, in un fumetto!), andammo a berci una birretta in un piccolo ed esotico bar in una piazzetta vicino a via Boito. Un pomeriggio molto assolato, ed a tratti un po' malinconico (all'epoca ero appena uscito "indenne" da un periodo non proprio favoloso, anzi, risalente all'anno prima)... uno di quei giorni in cui, nel bene ed anche nel male, ti ritrovi per la prima volta a tu per tu con il futuro... un futuro allora abbastanza incerto per me, anche se ero speranzoso. E difatti gli anni successivi furono veramente grandiosi e stupendi, ma questa è un'altra storia che, forse, un giorno racconterò.
Fattostà che fu un pomeriggio veramente bello e vissuto, da ricordare. Poi, lo zio Guglielmone è tuttora (anche se non lo vedo da anni) un punto di riferimento. Uno di quei grandi amici di cui ti puoi sempre fidare, senza mai aver paura di sbagliarti. Ci sentiamo ogni tanto per telefono, ma prima o poi, lo so, ci rivedremo sicuramente. Ovviamente a Monfy! E dove, sennò?

Un passaggio a livello andando verso Marina Julia...
 Ed arriviamo finalmente in tempi più recenti... nel 2006. Quest'anno fu per me buio e triste... soprattutto vuoto! Ero spesso "a terra", in tutti i sensi (moralmente e fisicamente), a causa di alcuni malanni fisici.
Questi problemi poi li risolsi brillantemente nei tre anni successivi, ma allora mi davano spesso noia, facendomi entrare ed uscire dall'ospedale.

Monfalcone - Piazza della Repubblica nel 2006

Andai, più per curiosità che non altro, a Monfy, il primo settembre di quell'anno, per incontrarmi per la prima volta dal vivo con un'amica di penna, la Lulù. Luciana, detta Lulù, che allora aveva vent'anni circa, si rivelò essere proprio quella che mi appariva dai nostri precedenti scambi d'opinione sino ad allora solo scritti. Una scrittrice-poeta dalla grande intelligenza e simpatia, e dotata di una carica strepitosa e coinvolgente, anche se non sembrerebbe a prima vista, che seppe trasformarmi quel giorno, apparentemente qualunque, in uno dei giorni più belli raccontati finora.
Lulù vive in quel di Correggio, città natale del cantautore Ligabue (di cui lei stessa è un'accanita fan), ma è originaria di Napoli... napoletana doc, insomma. I suoi nonni, però, sono di Monfy. Così, in occasione di una sua visita ai nonni, decidemmo di incontrarci veramente.
Il feeling fu immediato! Senza accorgercene passamo alcune ore, a zonzo per Monfy, totalmente immersi nei nostri dialoghi e ricordi, legati alla città in sé ed a noi stessi.
All'arrivo della sera, ci salutammo con una già grande nostalgia, ed una ormai consolidatissima amicizia. Ricordo ancora di quando la Lulù mi fece leggere per strada una sua bellissima poesia. Lulù ha un talento innato come scrittrice.... abilissima a raccontar storie sospese tra la realtà ed il mistico.
Mentre quella sera, dopo una mezzoretta di camminata da Monfy, aspettavo davanti ad una trattoria di Duino l'arrivo dell'autobus che mi avrebbe riportato a Trieste, volevo già con tutto l'animo tornare indietro, per poter ancora passeggiare con la Lulù, accanto al canale De Dottori, poetizzando così il mondo intorno a me in quel momento meno buio, anzi finalmente solare!


Non dovetti attendere molto per un'altra passeggiata... lo stesso anno, poco prima di Natale, ci rivedemmo. Di questo freddo e scuro, ma molto natalizio pomeriggio monfalconese di fine 2006, ricordo il tentativo, fallitissimo, di raggiungere assieme alla Lulù, la famosa pineta ed il molo di pietre di Marina Julia.
Per poco ce l'avremmo anche fatta, senonché oramai si era fatto tardi (le 20.00) ed io dovevo ritornare a Trieste. Ci lasciammo con la solita nostalgia di una bellissima giornata trascorsa benissimo con le nostre follie e le nostre risate. Aho'... se rinasco un'altra volta, vorrei rinascere fratello di Lulù!
Dopo averla salutata, mi fermai a mangiare qualcosina in una trattoria di via Matteotti. Poi, raggiunsi Trieste direttamente con il treno (erano ormai le 11.30 e passa!!!).

La mia cavalcata fra questi piccoli, grandi ricordi termina qui... ma solo per ora, poiché ho ancora tanti anni e tante nuove emozioni di fronte a me, tutte da vivere a Monfy.
Una cavalcata che mi ha donato molto calore umano... e del resto gran parte di questi ricordi sono legati al mare ed all'estate. Ed è singolare parlarne ora, poiché in questi giorni, mentre sto scrivendo, l'inverno è veramente siberiano con ben più di 10 gradi sottozero!!!
Solo a scrivere di tali temperature mi vien freddo, quindi posto subito un'ultima immagine di Monfy d'estate, con un sole bello caldo!!!!...



Sperando di non aver annoiato coloro che hanno avuto la pazienza di leggere sin qui, voglio ancora dire qualcosa prima di lasciarci con questo post.

La prima è una mia poesia del settembre 2006 (scritta subito dopo il mio primissimo incontro con Lulù), dove in pratica vi sono condensati tutti questi ricordi di vita vissuta descritti sin qui, e s'intitola semplicemente "Monfalcone":










Monfalcone, Monfalcone...
isontina di giorno
ladra di cuori la notte,
passeggia nella mia mente a passi infiniti
per poi fermarsi ad abbracciare tutto l'universo.

Monfalcone proiettata nel futuro
ma con un occhio di riguardo nitido
dedicato al suo animo campagnolo
mai rinnegato per un vestito di cemento intellettuale
che non le apparterrà mai.

Monfalcone intrecciata
nei nodosi rami dei cipressi
uniti come fratellini
che fanno giramondo
intorno ad essa.

Monfalcone fradicia
inzuppata spesso
dall'acqua sempre più azzurra
di Marina Julia,
sua amica per la pelle.

Monfalcone ricordata
negli occhi vergini di una bambina istriana
piccola e biondina..
Anche fra cent’anni il suo giocare gioioso
ammanterà tutte le stelle sopra la piazza.

Monfalcone tra le fotografie
ultimo appiglio disperato
della nostalgia sempre più grande
che scala disperatamente i miei pensieri estivi.

Monfalcone innamorata
che mi lancia sempre
appassionate occhiate,
che se non fossi sposato con Trieste
accetterei senza pensarci un attimo.

Monfalcone che si veste di rosa
seguendo l'infuocato tramonto di un rosso sole
ormai al lumicino che porta via con sé
un'altra giornata ricamata
di vite vissute.

Monfalcone di sera è come una signora
che non cede mai ai ricatti e alle lusinghe
di chi la vorrebbe usare e poi gettare
come una prostituta d'alto borgo.

Monfalcone viva e festante
sempre piena di gioia vagabonda
e solare,
tra le "cantade" di Sior Anzoleto postier,
le bevute di buon vino e le parole profumate di Lulù.

Monfalcone bevereccia non è mai rimasta sola
Scolandosi “Moretti” a nastro come se piovesse
gioca a briscola e tresette,
mescolate a Trastolons
da un Raff BB Lazzara in via Romana.

Monfalcone adesso è sdraiata su un prato
accanto al canale De Dottori
con un fiore in bocca.
Accanto a lei c'è un ragazzo
che le dedica una serenata alla chitarra...

Monfalcone, Monfalcone…
io continuerò ad amarti di contrabbando
ma tu non tradirmi mai.
Essere traditi da te
è come un po' morire
e tu questo lo sai.

     René 2006
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Infine, vi lascio questa bellissima canzone dei Pooh, tratta dal loro album "Aloha", inciso nel 1984 a Maui, nelle Hawaii (USA) direttamente negli stessi studi di George Benson.
La canzone si intitola "Come saremo", ed il testo, molto poetico, tratta un po' questo tema dei ricordi più significativi di una vita, ma al tempo stesso ponendosi l'interrogativo di come saremo, per l'appunto, fra vent'anni.
A molti di noi sarà spesso capitato di domandarci, senza risposta, quale mai sarà il nostro futuro fra una ventina d'anni. Sempre con una punta d'ottimismo misto a fantasticherie più o meno concretizzabili.
Vi auguro un buon ascolto con questa canzone, e vi saluto, ringraziandovi ancora per l'attenzione e per l'affetto con il quale molti di voi mi seguono.
Alla prossima!!!!

   René

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sabato 28 gennaio 2012

EL FAPABRU'... UN LEGGENDARIO VOLATILE A GRETTA (TRIESTE)!

Bondì mularia mata...


Su Internet si possono trovare numerose informazioni, soprattutto sugli uccelli rari e/o scomparsi, tipo il Dodo, per non parlare di quelli leggendari come la Fenice.


Ma finora NESSUN SITO (e ciò è alquanto disdicevole), a parte una mia pagina su Facebook, aveva mai parlato del FAPABRU' DI GRETTA!

Manifesto del Fapabrù - Grafica di Dario Falisca



Un volatile tutto triestino, assolutamente leggendario ed immaginifico, eppur... reale! Sì... io l'ho visto (se poi non mi credete, va bene lo stesso, non è affar mio)...

E adesso ve lo voglio descrivere. Anche perché è assai difficile da avvistare, quindi, amanti del birdwatching, ed affezionati Lipumaniaci... siete avvertiti! Una buona dose di pazienza, e potreste ammirare veramente, per la prima volta in vita vostra, un uccello che più strampalato (eppur sillabico e teorico) nun se po', anzi... no se pol! (n.d.r.: NOSEPOL CITY)

Cominciamo, deh orsu'...

Un esemplare di Fapabrù, ripreso da molto vicino mentre se ne sta sopra un caìcio a prendere il sole, dopo che ha fatto un bagno.


Descrizione: nome: Fapabrù
Nome scientifico: Fapabruntis Tergestinvm
Specie: Monaderiformi
Habitat: Cima delle antenne radiotelevisive poste sulla sommità della collina di Monteradio, sull'altura del rione di Gretta a Trieste, sulla cima del Faro della Vittoria (dove nidifica e cova le uova) e sui tetti delle case di Gretta in generale.
Posizione geografica: via dei Toffani, Trieste, Italy

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Un altro esemplare di Fapabrù, fotografato nel parco di Villa Cosulich, a Gretta.


Il FAPABRU', è un rarissimo volatile, molto timido e riservato, appartenente alla specie ormai quasi estinta dei monaderiformi.
Colpisce subito il suo stranissimo impasto di varie specie animali di cui esso è composto. Difatti tale uccello è il bizzarro risultato di un esperimento genetico primordiale della metà dell'800, effettuato dal canzonettaro (partecipò a dei festivals di canzoni popolari triestine, circa cent'anni fa) e scienziato a tempo perso dott. Gibus. L'uccello è in sintesi un'accozzaglia di varie specie animali. Le zampe sono di istrice, la peluria di gatto soriano sornione, gli occhi di pappagallo, la pancia di cane bracchetto ed infine la testa di anatra ed il becco di papero!!!
Fu avvistato ed osservato per la prima volta, già a metà del 1800, ed in seguito nei primissimi anni del '900. In particolare nel 1902, dove all'allora esistente "Trattoria alla Scarpa" (che si trovava proprio sull'angolo tra Salita di Gretta e via del Cisternone) era piuttosto noto Marieto... Marieto, era un piccolo ed intelligentissimo Fapabrù addomesticato, il quale nei mesi caldi compiva evoluzioni sui tavolini all'aperto della trattoria, per allietare i clienti.

Click sulla foto per ingrandirla
L'inizio di Salita di Gretta (TS) nel lontano 1902... a quell'epoca, alla fine della salita, vi era ubicata la "Trattoria alla Scarpa", dove "Marieto", un Fapabrù addomesticato dal tenutario della suddetta trattoria, allietava i clienti con evoluzioni sceniche sui tavolini nel giardino interno. Click sulla foto per ingrandirla


E' stato raramente avvistato nidificare sulla cima del possente Faro della Vittoria, o più sovente, sulla cima delle antenne radiotelevisive Rai, poste sella collina di Monteradio (sempre in Gretta), ovvero l'antico Monte Terstenico!! Si nutre di piccoli artropodi, lepidotteri, imenotteri ed alcuni pezzi di elicotteri (è goloso delle lancette di plastica del tachimetro di questi ultimi). Non disdegna anche calamari, sgombri, sardoni in saor, sardele, fritti misti ecc..

Un piccolo esemplare di Fapabrù bluaerato, mentre sorvola via Udine, di fronte all'area Stock

Uno stormo di Fapabrù, sopra il loro habitat naturale: monte Terstenico, meglio conosciuto come Monteradio! (click sulla foto per ingrandirla)
Un altro folto stormo di Fapabrù, ripresi mentre svolazzano davanti al Faro della Vittoria! (click sulla foto per ingrandirla)

Qualche esemplare è stato avvistato in passato anche sulle alture di Monte Grisa, sotto il tempio mariano. Numerosi avvistamenti sono stati fatti in passato pure da Ireneo Della Croce, mentre andava per osmize con Angel Bywar, in arte Angelo Baiguera.
Pare che persino il prof. Sergio Dolce abbia seriamente pensato di inserirlo come mascotte nel suo gruppo musicale, la "First Air Shadow Band", dove lo stesso prof. suona la sua famosissima Fender Vodocaster!!!
Riviste scientifiche di alto livello, come il "The Natural Observer", contengono articoli in merito dell'esimio dott. prof. Andrew Thevalley , del Superior Right Territorial Dept.
In onore del Fapabrù è stata anche fondata dall'esimio El Falisca, utente del forum SDS (Elsitodesandro), una squadra di calcetto, la "Real Fapabrù Gretta"!!

Un mio pupolo del 1999, raffigurante un'apocalittica via Cisternone, e, poco più in alto, via dei Toffani, in Gretta (TS)

In questo mio pupolo, il misterioso Mago Bianco di Gretta, assieme ad Occhi Cerulei (la sua assistente), mentre nel suo castello di via dei Toffani evoca un Fapabrù messaggero!!!! (click sul disegno per ingrandirlo)

Arrivo del Fapabrù, sul balcone del castello di via dei Toffani, richiamato dal mistico Mago Bianco!

Il Mago Bianco, aggrappato alla zampa di topo del Fapabrù, spicca il volo mistico verso Trieste. Sulla destra si può intravedere Cimolino, l'uomo cavallo, così nominato perché quando ride nitrisce come la Cavala Zelante! (click per ingrandire il disegno)

Il misticissimo Mago Bianco con Fapabrù, e la sua assistente Occhi Cerulei, raggiungono la citta di Trieste. Poco più sopra si può notare un cavaliere alato ed un treno volante con passeggera!!! (click per ingrandire il disegno)
L'arrivo al Colle di Caboro (San Giusto) del misticissimo Mago Bianco appeso al Fapabrù!!


Un'altra visione apocalittica di Trieste, con tanto di Fapabrù, sempre tratta da un mio pupolo del 1999. (click sul disegno per ingrandirlo)


Negli anni '80 il grande Maestro Federico Fellini, in visita a Trieste, avvistò un Fapabrù e, subito dopo, mandò una lettera all'allora sindaco Staffieri, che recitava così:

"Comunque c'è molta fantasia in tutto ciò, carissimo Sindaco.
Mi sembra un progetto nuovo, dinamico, carissimo Assessore.
La durata ?
Sarà a puntate ?
Ci sarà solo una puntata solo sulla donna che si avvicina lentamente al volatile ?
Il "chi sei?, dove sono ?" allude al fatto che si tratta di uno smemorato, un forestiero, un arteriosclerotico in vacanza, un tossico in crisi d'astinenza , un viandante fumato o che altro ?
Il "Chi sei" significa l'approccio, o esplicito è il fatto del parziale rincoglionimento dell'uomo ?
Altre persone a cui chiedere notizie su strani volatili non ce ne sono ?
Il Luogo di Gretta è onirico o possiede paesaggi chiaramente italiani ?
Perché l'uomo è lì. Si può dunque parlare di ABDUCTION ?
Perché non si ricorda niente se è sano ?
Il signor Dario Falisca sarà stato rapito dagli UFO ?

Grazie."

In fede Federico Fellini





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Su un recente articolo del Papersera (cioè l'edizione paperopolese del Bugiardello triestino), il W.W.F. e numerose altre associazioni per la salvaguardia della natura hanno dichiarato di essere in stato d'allarme, poiché una specie rarissima si sta per estinguere.
E parlano proprio del FAPABRU', una specie di volatile appartenente alla famiglia dei canitterottopodi, secondo loro (mentre invece sono dei monaderiformi!!!)...
Il FAPABRU', come già detto, è un uccello che nasce, nidifica e passa il resto della sua esistenza sulla collina del rione di Gretta a Trieste.
Generalmente le uova vengono deposte sul MONTERADIO, ma anche sulla cima del Faro della Vittoria.
Il FAPABRU', si legge sul Paprsera (nella cronaca di Topolinia, però) si riconosce subito poiché esso è un autentico frullato di varie specie animali; secondo la Lipu, esso sarebbe un incrocio tra un tucano del Canadafrica, un'aquila di Monreale, un cane albino (che non è parente di Albano) ed un tumbano. Ha la coda di tigre, il muso di un gatto, le orecchie di un cavallo lipizzano ed il corpo tozzo di gallinaceo.
Il suo verso tipico è CHICCHIRIMIAO!!! (è questa è l'unica notizia realmente confermata all'8 per mille e uno)
Ultimamente dei non ben identificati figuri (probabilmente gli stessi abitanti del rione), salgono con la corriera 38 fino alla vetta di MONTERADIO per andare a bucare le uova del FAPABRU', perché, secondo notizie non confermate, il suddetto volatile sarebbe responsabile di numerose deiezioni in giro per i marciapiedi del rione. In seguito, dopo questo crudele gesto gli ignoti tornano a Trieste impuniti, con l'autobus 546 barrato.(adesso è un po' difficile spiegare le numerose linee della Triestetrasporti...)
Il guano di un FAPABRU' è molto sgradevole... esso è un misto di catarro di vecchio lama e schiuma di cane rabbioso.
Sarebbe questo il motivo alla base delle crudeli gesta nei confronti delle uova del FAPABRU'.
Quindi, amici, voglio lanciare insieme a voi un appello affinché questo simpatico volatile non scompaia per sempre.

SALVIAMO IL FAPABRU'! NON MERITA QUESTO ATROCE DESTINO PER COLPA DEL SUO GUANO... SI SA CHE QUANDO SCAPPA... SCAPPA! C'E' POCO DE FA' !!!
C'E' BISOGNO DI UN PICCOLO AIUTO, NON VOGLIAMO CHE ANCHE IL FAPABRU' SPARISCA E SI ESTINGUA SENZA LINGUA (?) COME IL SUO FAMOSO PREDECESSORE, IL DODO.


Qui di seguito, la famosa ricetta per cucinare un Fapabrù in forno con le patate (tratta dal blocknotes de Siora Ici, che el mulo Dario Falisca ghe ga copiado alcuni passi del famoso libro de cusina "El cuciar de piombo")..







ingredienti:
intanto ghe vol el forno (meio a legni- el top xe el spargher);
- un Fapabrù (za spenà e senza budei)
- do chili de patate
-zivola
-ajo
-struto
-salvia e rosmarin
-un secio de brodo de bechi sal qb

preparazione:

scaldar el spargher, fino a che le piastre xè a color viola; meter in t'una pignata, posibilmente de aluminio, le patate spelade e taiade a cubeti e a riodele; meter el rosmarin e la salvia sul fondo e po' zontar la zivola (no tutta). A stò punto se prepara l'usel (Fapabrù), fracandoghe nel de drio, una pastela preparada prima composta de struto-ajo-salvia e zivola; fata stà roba, se poza la bestia in tel la pignata e la pignata in forno;
quando la stà cusinando, bisogna bagnarla col brodo de bechi perché no là se sughi in furia; cò la gà ciapà un color dorà, dopo zinque ore, ghe se buta sora un litro e mezo de vin e se porta la bestia a color carbon.
Se la servi con contorno de finoci selvadighi e le patate (se le xè rimaste).
Gigi consiglia una malvasia de molo pantigana, anno 1963.

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Proprio oggi, e non ieri, ma proprio oggi alle ore 14.25, xe stado notà nela zona de via delle Robinie (Piscianzi), intufolà in t'un stormo de fringuei e gardei, un esemplar de Fapabrù che el volava in direzion Opcina; dale notizie dade dal'avisator (poco credibile per sazia libagion), l'esemplar presentava le note carateristiche de na femina adulta, solo che el color dela coda 'l iera violaceo inveze che el suo solito color de livrea. Probabile che la Fapabrua, la sia passada fermandose, de qualche osmiza e la gabi tocià 'l beco in tel mosto de teranela; savendo i efeti del mosto de teranela podessi anca esser che sia stada proprio na Fapabrua!!!!! (mi go dei dubi)!

L'ultimo esemplar i lo ga fotografà ben visibile atorno al'anno 1978 in via Carmelitani... tant'è che proprio lì vizin al'epoca sorse pure un ristorante in suo onor... (Ristorante-Trattoria "Al Fapabrù", ex "Orientale")

Dopo tanti anni finalmente ne vedemo finalmente dei altri...ciamè el professor Sergio Dolce (Diretor del Museo de Storia Natural de Trieste)... ma no per catalogar el Fapabrù, bensì per utilizarlo come mascotte dei "First Air Shadow Band", indove el stesso Dolce sona la famosa chitara letrica "Fender Vodocaster"!!!!

Ultime notizie sul Fapabrù... go visto recentemente in Gretta (el suo habitat natural) alcune femine de Fapabrù che le portava co 'l beco i pici pulisi che ancora no i sa svolar, su al nido sula zima del Faro. Altri nidi i xe in alto, sora la zima dele antene de Monteradio, come zà dito più sora. Credo i se prepari al letargo invernal... i dormirà fin ala prossima primavera. Solo i masci ogni tanto i se desta pé 'ndar a zercar magnar, tipo rati, pantigane morte, o comunque castrade (che, no se pol mai saver, i podessi cazarghela in tel ... ai Fapabrù), ecc... )!!!!

Alè Alga!!!! (cioè Marina Alga, una mia amica studentessa dell'Istituto Nautico di Trieste)


   René

sabato 21 gennaio 2012

VE PREGO... "ANCORA UN LITRO DE QUEL BON"!

Dicono che ci sia un Dio anche per i bevitori di vino... e quindi anche per loro, a volte, possono spuntare dall'anima e dal cuore delle malinconiche preghiere, sgraziate se si vuole, ma poetiche anch'esse nella loro semplicità. E soprattutto sincere.




Un'immortale ed ancor oggi cantatissima canzone triestina, risalente a quasi cent'anni fa.. Una canzone di stampo popolare che poi, pian pianino, ha iniziato a camminare da sola verso altre regioni (come molte canzoni popolari del triveneto in generale, tramandate oralmente in tutt'Italia), assumendo di volta in volta i cambi dei termini dialettali dei vari luoghi dove essa è passata. Un esempio? La quasi omonima canzone popolare milanese "E SI SUN CIUC PURTEME A CA' ", versione lombarda di "ANCORA UN LITRO DE QUEL BON"!


Qui sotto un mio pupolo, raffigurante l'angolo di mondo (nel pupolo è Piazza Barbacan a Trieste) descritto dalla canzone.




Un mio pupolo-disegno, raffigurante la trattoria "All'Antico Trionfo", che si trovava in Piazza Barbacan (sullo sfondo s'intravede l'Arco di Riccardo) nei primi anni del '900.

Qui di seguito, invece, un mio videoslide tratto da Youtube, contenente un'altra grande interpretazione del nostro Lorenzo Pilat, di questo splendido ed accorato brano popolare triestino. Brano troppo spesso etichettato frettolosamente ed ingiustamente come una cantata becera da osteria di ultimo grado. Ma anche in fondo ad una bettola dimenticata, come detto più sopra, si possono trovare un'anima ed un cuore pulsanti, vivi e veri!



Un saludo, mularia mata, ala prossima...

   René

giovedì 12 gennaio 2012

"OSMIZA, OSMIZA, SU A GABROVIZA... XE EL PARADISO DEL TRIESTIN!!!!"

 

 Qui sopra un mio pupolo/fumetto, raffigurante Topolin Morbin e Paulin Paperin (papero triestin) in una tipica osmiza dell'altipiano carsico, a Contovello (Trieste).


Bondì, mularia mata...

Oggi vi voglio proporre un tipico brano d'autore in dialetto triestino, dedicato ad un'altrettanta tipica specificità di Trieste e dintorni; l'osmiza!

Difatti, il brano musicale che vi propongo, s'intitola, per l'appunto, "OSMIZA", composto e cantato dal cantautore triestino Andrea Guzzardi!

Diventato negli anni, a furor di popolo, un vero e proprio "Inno ufficiale delle osmize", questo piacevole e divertente valzerino si aggiudicò nel 1987 il primo posto nella "Linea giovane" del concorso (IX edizione) dedicato alle canzoni dialettali d'autore di Trieste, denominato "Festival della canzone triestina" (presentato come sempre dall'immarcescibile Fulvio Marion). Festival che dal 1977 si svolge puntualmente ogni anno sotto le festività natalizie, nella prestigiosa cornice del Teatro Politeama Rossetti di Trieste.

UPDATE del 28 febbraio 2016: Qui di seguito copio-incollo il commento del musicista Edoardo Meola, il quale spiega dettagliatamente la genesi del brano, offrendo anche un'importante news musicale.

Edoardo Meola: " Io sono Edy Meola, arrangiatore e diciamo, co-autore tra i tanti brani scritti da Andrea Guzzardi , tra i quali il brano Osmiza. Il pezzo è stato arrangiato , orchestrato e registrato da me e con un pizzico di orgoglio devo dire di aver contribuito al successo di questa canzone che ormai, possiamo dirlo, è entrata a far parte integrante del repertorio classico dei brani tradizionali del folklore Triestino. Il merito va anche allo scomparso Roberto Aiello, figura di spicco negli anni 70-80 per aver partecipato e composto la canzone "l'emigrante" cantata dall'allora gruppo dei Samantha che parteciparono in quegli anni a Castrocaro riscuotendo un discreto successo. Ricordo di aver scritto e stampato con macchina ad aghi lo spartito qui pubblicato. Bei ricordi. Aggiungo che data l'amicizia che mi lega tutt'ora a Guzzardi, Andrea si è deciso a pubblicare un intero album che è in fase di attuale registrazione e che comprenderá oltre a Osmiza anche altri pezzi che fanno parte di quel repertorio avente lo stesso "morbin" ma che nessuno fin'ora si è occupato di valorizzare. Sono convinto che il pubblico Triestino sará in grado di apprezzarne i risultati, dando continuitá al valore storico e culturale appartenete al folklore nostrano tanto amato ai Triestini".


Personalmente, ricordo che questo brano mi conquistò da subito, sin da quando lo ascoltai per la prima volta, all'epoca, sulla bellissima emittente radiofonica -da anni ormai scomparsa- "Radio Promotion Trieste" (radio creata e curata personalmente da Fulvio Marion, storico Patron del Festival della Canzone Triestina).
Un brano gradevole ed orecchiabile, giustamente entrato come un "cult" stabile nel repertorio folkloristico giuliano.


Il logo, risalente agli anni '80, dell'ormai scomparsa emittente radiofonica triestina "Radio Promotion Trieste"!

Logo del 9° Festival della Canzone Triestina - 1987

Un frammento dello spartito originale del brano "OSMIZA" di Andrea Guzzardi (1987)


L'osmiza è un ritrovo carsico... una specie di agriturismo, dove i contadini carsolini vendono al pubblico le loro produzioni di carne, uova, formaggi e soprattutto vini!
In estate, periodo favorevole per le osmize, tantissimi triestini salgono in Carso, per passare un paio di orette in compagnia, in osmiza, cantando a squarciagola con la chitarra le canzoni triestine. 
Tutto questo, assaporando le varie prelibatezze e soprattutto il buon vino; quasi sempre, quest'ultimo, "Teran" (Terrano DOC, un vino carsolino molto buono, di bassa gradazione).

Una tipica osmiza sul Carso




Qui, in un videoslide la versione originale:







Qui, invece, una versione più moderna (condita dai miei pupoli-disegni), cantata dallo stesso Guzzardi assieme a Gianfry ed al bravo e simpatico imitatore-cantante-fantasista Flavio Furian, il quale partecipa al coro imitando una Ornella Vanoni domacia!






Ala prossima, mularia mata!

      René