mercoledì 28 dicembre 2011

TRIESTE MIA (CO' SON LONTAN DE TI... ) - LA NASCITA DELL'INNO DI TRIESTE!

A Trieste, è conosciutissima da sempre un'autentica poesia in musica, risalente all'ormai lontanissimo 1925 ed intitolata TRIESTE MIA! Meglio conosciuta con il sottotitolo (ricavato dal primo verso della stessa canzone): "Co' son lontan de ti... "

 Gli autori sono sempre loro, i leggendari Publio Carniel e Raimondo Cornet (conosciuto anche con lo pseudonimo "Corrai")!!
Di questi incredibili personaggi della storia musicale (e non solo) triestina, ne parlai già in questo post dedicato ad un'altra loro favolosa e famosissima canzone: cliccate qui, se volete scoprire qualcosa di molto bello a livello musical-patoco

Raimondo Cornet, contabile, già apprezzato autore e poliedrico artista, scrisse una lirica nostalgica dedicata alla città. Un'appassionata dedica di un triestino, lontano dalla sua amata città, alla quale pensa sempre e costantemente, senza sosta. 
Una struggente poesia, tipica del triestino DOC, per propria natura nostalgico di carattere... quando anca la cità de Monfalcon la par na Neviork, per el mulo triestin che sogna de ritornar subito, pena possibile, ala sua casa, cussì come la galina la rimani tacada de cor ala sua caponera... !!





Per metterla in musica, chiamò il suo carissimo amico di sempre, Publio Carniel.
Carniel, musicista innato, seppe amalgamare quel testo, unico nel suo splendore, in un'azzeccatissima musica.

Veduta di Trieste, dalla cella campanaria del "Campanon" di San Giusto - anni '40 circa.


Il risultato fu, per l'appunto, la nascita di "Co' son lontan de ti, Trieste mia"! Quasi un quadro sonoro, incorniciato da tanta autentica, "patoca" passione!!!




Uno scorcio di tutte le peculiarità più vere di questa nostra amatissima città.



Un'eccezionale veduta su quello che è stata Trieste, su quello che è e che forse un giorno potrà ancora essere...









La canzone fu presentata al pubblico per la prima volta proprio in quello stesso anno (1925), al 5° Concorso di canzonette popolari triestine, organizzato dal giornale satirico-pupazzettato "Marameo!"




A questo concorso, parteciparono tanti motivi, tutti molto piacevoli ed orecchiabili.
Inoltre, l'ilarità dei presenti veniva scatenata all'istante, durante gli intervalli comici proposti dal simpaticissimo tenore-macchiettista-fantasista Alberto Catalan, nei panni di "Gigi Lipizzer", bonario triestino domacio, dall'anda de "scavezado".








La serata passò relativamente molto bene... fino a quando, ad un certo punto, fu la volta di "Trieste mia".


Inutile dire che la canzone suscitò istantaneamente nel pubblico presente un'ondata di sentimento incredibilmente grandioso, che ne decretò un successo senza precedenti. 
Questa splendida poesia musicale non si fermò solo ad un primo premio, ma iniziò a girare e girare, attraverso i canti collettivi dei triestini, arrivando a raggiungere la gran fama da vero e proprio inno di Trieste.
La popolarità della canzone fu veramente enorme, se si considera che girò in lungo e in largo anche in tutta l'Italia intera, grazie alle apprezzatissime versioni di cantanti e musicman, come, ad esempio, il mitico Lelio Luttazzi, che di questo pezzo ne diede una versione molto calorosa e swingante. 

Qui di seguito, la descrizione di quella serata del 1925, scritta da un testimone, Carlo De Dolcetti, e inserita da lui stesso nel suo libro intitolato "Trieste nelle sue canzoni", Edizioni Svevo (Cap. XXXII - pagg. 226-228) : 






Qui sotto, invece, vi è il testo tratto dallo spartito dell'epoca:







Fu superata in fama ed apprezzamento (ma veramente di poco) solo da "Una fresca bavisela" (Marinaresca), scritta dagli stessi autori e citata in questo stesso post, poco più sopra (vedere/cliccare sul primo link).



Spartito di "Co' son lontan de ti (Trieste mia)", in un'edizione dei primi anni '50




La versione che vi propongo è quella sensibilissima e delicata del cantautore Lorenzo Pilat. 
Pilat, eroe della musica nostrana, è sicuramente il più indicato nell'interpretazione di codesto diamante (non esagero a definire così "Trieste mia"), poiché lui stesso ha provato in prima persona quell'autentica, intensa ed assolutamente pura nostalgia di casa, avendo compiuto per anni viaggi su viaggi, sia come cantante, sia come autore di livello nazionale ed internazionale.

P.s.: Nella dicitura iniziale del video, all'interno dello stesso, l'anno viene erroneamente indicato come 1924... come detto, invece, la canzone è del 1925.


Buon ascolto, alla prossima... steme ben!






   René

sabato 24 dicembre 2011

PAOLIN PAPERIN ED IO VI AUGURIAMO UN BUON NATALE TUTTO PATOCO!

Buondì, mularia mata...

Passo di qui giusto per augurarvi un Buon Natale... visti sti tempi de cavolo (e no me riferisso ala situazion meteo), ghe vol, sì, un Bon Nadal per tuti!

Vi faccio gli auguri con due pupoli: uno è mio... l'altro è d'autore.

Inizio, ovviamente, con quello d'autore... e che autore!!! CARL BARKS!!!!
Per chi non lo sapesse, questo straordinario artista dell'Oregon (U.S.A.) è stato il più brillante autore di storie paperiniche, nonché creatore dell'unico ed inossidabile Zio Paperone!

Eccovi un magnifico quadro ad olio del Maestro, raffigurante, per l'appunto, l'avido Paperon de Paperoni, mentre, come al solito, è intento a lucrare senza pietà anche sul Natale e sulla pelle del suo stesso "nipotame":


Per chi volesse approfondire un po' la storia e l'opera di quest'immenso artista (queste mie lodi sperticate sono più che giuste),  frachè qua

E passiamo ai mooooolto più modesti ed imprecisi pupoli del sottoscritto... spero che il Maestro ed i suoi estimatori mi perdoneranno... !
Eccovi, dunque, i miei auguri con una vignetta (per la serie: Disneyan-patoco) del solito Paolin Paperin, papero triestin!!



Ancora auguri e angurie a tute e a tuti!

    René

giovedì 22 dicembre 2011

René - BABBO NATALE E' ARRIVATO A TRIESTE... ED IO L'HO INTERVISTATO PER VOI!




Son da poco passate le ventitrè e venti, quando sto per addormentarmi sulla poltrona, nonostante il quarantaquattresimo caffè (forse ho esagerato un tantinello col caffè, ma po' bon).
L'orologio a cucù mi fa cucù, così, tanto per pigliarmi per il cucù, mentre la cogoma contenente il quarantacinquesimo caffè inizia a sbuffare come un'antica locomotiva della Trieste-Vienna.

Io sono René, ho 33 anni e sono un giovin mulo de Trieste! (mulo, in dialetto triestino significa ragazzo)
Sono dentro ad un accogliente salotto, tutto addobbato a festa. L'unica luce è quella fioca ma calda del fuoco acceso nel caminetto. Il tutto per dare un'atmosfera da cartolina natalizia.
Dalla finestra si scorgono i tetti delle case affacciate sul mare (sono vicino alle rive), ed in primo piano il campanile di "Santa Maria del Guato" (tradotto in italiano: "Chiesa della Santa Madre Vergine del Beato Ghiozzo Angelico"), ovvero la (ex) Pescheria Centrale.
In sottofondo, la stanza è permeata dalla delicata voce di Dean Martin, che canta "Silent Night". Nello stesso momento l'odore intenso dell'ennesimo caffè m'assale d'improvviso per prendermi a schiaffi con il suo aroma arabico.

Mi chiedo: "Ma quando arriverà? Strano, perché di solito è sempre puntuale nonostante non abiti proprio qui vicino... ", mentre le mie palpebre continuano ad abbassarsi come tapparelle disgraziate, implorandomi "pietà"!

Sto aspettando un amico di vecchia data. Un signore corpulento, un po' in là con gli anni (ho detto "un po' in là con gli anni"?... credo che Barsanti e Matteucci avessero appena ideato il motore a scoppio, quando lui era già anziano da un bel po'... e NON E' UNA BATTUTA!)

Tutto ad un tratto, dall'imponente sedia verde scuro posizionata con la parte del retro di fronte a me, vedo spuntare una mano che sorregge un'invitante tazza di thé.



Un istante dopo, l'anziano suono di una rassicurante voce d'antan mi fa: "OH OH OH, non te l'aspettavi, vero triestin?"

"FINALMENTE TE SON RIVADO!", gli dico ad alta voce!

Lui, con quella sua buffa espressione e quell'imponente vestito rosso fuoco con tanto di pesante mantello, anch'esso dello stesso colore, appoggiato ad un bracciolo della sedia, mi rassicura: "Ero qui già da un bel po', ma ho voluto lasciarti sonnecchiare in pace ancora un attimino. Per chi mi hai preso? Per un vecchio rompiballe che non ha niente di meglio da fare che andare in giro di notte, per le case altrui, per disturbare i muli de Trieste?"

Mi risparmio un'imprecazione scontata, cercando invece di ritrovare il mio registratorino... un vecchio e malconcio registratore da tavolo Philips, a batterie.
Lo trovo!
Inserisco una cassettina vergine, e dico al mio caro, vecchio amico che sono pronto e che possiamo iniziare l'intervista.
Per comodità, di fronte ai miei dialoghi vi sarà la lettera "R", per indicare René, cioè il sottoscritto, mentre le lettere "B." ed "N." indicheranno i dialoghi del mio amico un po' speciale.
Inoltre, aggiungerò, oltre a qualche foto, anche le mie vignette "pupoli", invitando i gentili lettori, per la millesima volta, a cliccare sopra di essi (i pupoli, intendo) per visualizzarli ad una buona risoluzione!

R.: Ciao, Babbo!... sei proprio tu "quel" Babbo, vero? 

B.N.: Ciao, René!! Sì, son proprio io in persona!!! E chi credevi che fossi? Un tecnico della Telecom?
Il mio nome è Samuel, ma tutti mi conoscono da un mucchio di decenni come Babbo Natale! O, se preferisci, Saint Nicholas, Father Christmas, Kris Kringle, Santa Claus, Joulupukki, Died Maroz, Djed Božicnjak, oppure Nonno Gelo o Babo Nadal... o pensavi anche tu che in realtà non esisto?

R.: Io ti credo,! Parola mia che, a livello psicologico, non ho dei seri problemi di regredimento infantile... semplicemente... ti credo. Punto. C'è bisogno di aggiungere altro? Se non credessi alla tua esistenza, non perderei  tempo qui (peraltro, consumando le reali batterie del mio Philips), bensì, me ne starei a sonnecchiare (non qui, ma nel mio letto. n.d.r.), e amen!

Però non devi convincere me. Sono io che dovrò convincere della tua esistenza chi mi leggerà. E la tua stessa testimonianza è fondamentale!
Vai... ho premuto il tasto REC!"

B.N.: Bene, deh orsù!!!
Dunque, partiamo dall'inizio...

 
Il mio vero nome è Samuel Lothar Klaus, e sono nato in una gelida notte di oltre 180 anni fa, precisamente il 5 dicembre del 1827, a Colonia (Germania).

Colonia (Germania), 1827 - Casa della famiglia Klaus


La mia era una famiglia nobile, benestante, ed io ero l'ultimo di ben otto fratelli, tra i quali Nikolaus Piet, l'unico ad esser nato all'estero, a Trieste (all'epoca fervente porto e centro commerciale dell'Austria-Ungheria... "Trieste, la Rosa degli Asburgo", come veniva definita), durante un viaggio d'affari di nostro padre assieme a nostra madre, ormai al nono mese di gravidanza.
Nikolaus è anche l'unico della nostra famiglia (oltre al sottoscritto) ad aver sconfitto i limiti biologici del tempo imposti all'uomo dalla natura.

Nostro padre era un ricco commerciante, amante dell'arte e della cultura, in particolare della letteratura (fu uno degli amici più stretti del grande Johann Wolfgang von Goethe). La nostra famiglia conduceva senz'altro un più che buon tenore di vita.

Durante l'infanzia, non avevo problemi ad avvicinarmi ai bambini poveri che chiedevano l'elemosina in mezzo alla strada. Se avevo qualche giocattolo tra le mani, spesso e volentieri lo donavo ad uno di questi bambini, nonostante mia madre mi rimproverasse ciò con veemenza, intimandomi duramente di non dare confidenza a "quei piccoli straccioncelli" (come gli chiamava lei), poiché "un fanciullo di buona famiglia deve crescere bene tra la gente per bene"!
Io donavo i miei giocattoli a loro, perché tanto sapevo che i miei me li avrebbero ricomprati. Mentre i bambini poveri possedevano al massimo due biglie di ferro per giocherellare ogni giorno sulle strade, tra la sporcizia e l'indifferenza della gente.

Il giorno del mio 19° compleanno, la prima tremenda svolta nella mia ancor giovane vita: scoppiò un incendio nella nostra casa, mentre io stavo ritornando dal Sacro Collegio dei frati Francescani dove studiavo. Fu una tragedia! Perirono tutti, compresa la servitù. Si salvarono solo poche carte e, la cosa più importante, mio fratello Nikolaus, il quale si era rifugiato in cantina. Ma non ci rimase veramente più nulla, anche perché la nostra famiglia in quello stesso anno aveva subito un enorme crack finanziario che portò in rovina tutti!
Ancor oggi, a distanza di quasi due secoli, non riesco a trattenere lacrime di commozione...

R.: Mi dispiace... non volevo richiamare alla tua mente dei ricordi così dolorosi...

B.N.: Noooo, nessun problema... non potevi sapere... adesso posso continuare, dunque...

In poche parole, io e Nikolaus, superato il grave shock iniziale, iniziammo ad arrangiarci alla bene e meglio. Terminati gli studi forzatamente, poiché senza denaro, tirammo avanti come potevamo, intraprendendo svariati mestieri: lustrascarpe, falegnami, bandai, ecc...
Per un breve periodo, nel 1890, fummo anche assistenti del dott. Abraham R. J. Van Helsing, un nostro anziano concittadino con la fissa della parapsicologia, poco prima della sua partenza per Londra, dov'era stato chiamato da un suo giovane assistente, il dott. John J. Seward, per risolvere una faccenda piuttosto complicata.

Nel frattempo, presi moglie e, sempre assieme a mio fratello, riuscimmo anche ad avere finalmente una piccola casetta tutta nostra alla periferia di Colonia.

Un mio ritratto, raffigurante Samuel Lothar Klaus nella sua nuova casa a Colonia, nel 1874 circa



Nel corso di tutti questi anni, tra tanti mestieri uno in particolare ci colpì molto, ovvero l'apprendistato in una piccola bottega di giocattoli. Divenimmo ben presto esperti giocattolai, grazie anche ad un precedentemente lungo apprendistato come falegnami, a Francoforte.
Esperti giocattolai, inventori e costruttori di balocchi e bamboline di ogni tipo!

R.: Insomma, finalmente avevate trovato la stabilità economica e la felicità personale... praticamente eravate rinati dalle ceneri come la Fenice delle leggende...

B.N.: Non proprio... anzi, ciò non bastò affatto!
I tempi si fecero sempre più neri, in giro la situazione non era rosea a causa della Guerra Franco-Prussiana, così io, mia moglie e Nikolaus decidemmo di lasciare la Germania, per sempre, ed emigrare lontano. Anche per non esser di nuovo preda dei dolorosi ricordi del nostro tragico passato.

Arrivammo lontano, in Finlandia, nella zona della Lapponia, allora pressoché sconosciuta al mondo. Fummo spinti sino in quelle terre lontanissime da una specie di... forza misteriosa... sovrannaturale... non sapevamo spiegarcelo, ma fu come se una mano invisibile ci volesse guidare proprio lì, in un punto preciso.
Ci stabilimmo in un minuscolo appartamento in affitto nel piccolo villaggio di Norvajärvi, accanto all'omonimo lago in provincia di Rovaniemi. Successivamente, nello stesso villaggio aprimmo una grande bottega di giocattoli. La bottega funzionò così bene che dopo solo un anno riuscimmo a pagarci una casa-laboratorio, tutta per noi, vicino al paesino di Klinzfess, in via jääpuikkoja n. 0091. Anche nei paesi vicini, come la Norvegia, il nostro operato era richiestissimo.

La piccola casetta di Samuel Lothar Klaus e Nikolaus Piet Klaus, poco lontano dal paesino di Klinzfess (Lapponia finlandese) - 1892 circa



Per farla in breve, fummo nuovamente in ottime condizioni economiche, ed in più, direttamente da Weidenberg arrivò una nostra vecchia zia, brutta come la fame più nera, ma simpatica come la primavera, per darci una mano, stabilendosi da noi definitivamente.

Io e Nikolaus, in memoria di quanto accaduto a noi, decidemmo di regalare giocattoli ai bambini poveri durante le festività del Santo Natale. Personalmente, così facendo, mi sentivo realizzato poiché mia moglie non poteva avere figli... fu come se tutti i bambini poveri fossero diventati figli miei.

R.: In pratica, stava nascendo il futuro Ba...

B.N.: T'interrompo, scusami... no, non ancora. Ma una sera -me la ricordo ancora, era il 1 settembre del 1892... poco più di tre mesi prima del mio sessantacinquesimo compleanno- io e Nikolaus eravamo andati a farci una bevutina in un'osteria della vicina Rovaniemi... l'osteria "Alla bella disgraziata", così chiamata perché in quello stesso casolare, al primo piano abitava una bella ragazza del luogo che, correndo verso il fidanzato che era ritornato da una guerra in Europa, scivolò accidentalmente su una saponetta caduta per terra, finendo così verso la finestra aperta, per poi volar fuori da quest'ultima e rimanere, infine, spiaccicata sul selciato sottostante, come se fosse una sogliola Findus!!

R.: AHAHAHAHAH!!...

B.N.: Smettila di ridere, poffarbaccolina e poffarbaccoletta! Mi fai perdere il disco del filorso... dunque, stavo dicendo... in quest'accogliente osteria, Nikolaus ed io facemmo la conoscenza di un giovane esploratore norvegese, intenzionato a raggiungere il Polo Nord. Si chiamava Fridtjof Nansen. 

L'esploratore Fridtjof Nansen (Store Frøen, 10 ottobre 1861 – Bærum, 13 maggio 1930)

Costui, era convinto che esistesse una "corrente artica"...  cioè una specie di strada già tracciata per raggiungere il Polo. Nonostante la giovane età, Nansen era un personaggio molto colto e pieno di iniziativa. Io, Nansen e Nikolaus, passammo quasi due ore a chiaccherare amabilmente di tutto e di più, davanti a dei buoni bicchierini di buonissima Koskenkorva.


Una spedizione norvegese, al comando dello stesso Nansen, era già pronta per iniziare il viaggio quello stesso ottobre, a bordo della "Fram", una magnifica ed efficente nave artica progettata dall'abile architetto navale Colin Archer!
Ad un certo punto della serata, Nansen tirò fuori un magazine statunitense di satira politica, l'Harper's Weekly, e, rivolgendosi al sottoscritto, esclamò: "Hey... ecco chi mi ricordavi!!!...
Subito dopo, m'indicò un disegno sulla copertina di questo giornaletto satirico; un disegno dell'illustratore americano Thomas Nast, dove in primo piano vi era raffigurato un buffo personaggio con la barba bianca e le guance rosse... una specie di elfo nordico. 

Prima raffigurazione dello spiritello dei boschi nordici, chiamato "Santa Claus" - Illustrazione di Thomas Nast, risalente al 1880

"E io assomiglierei a questo coso?" -dissi, sorridendo sotto i baffi- Secondo me, sì... e parecchio, pure" -rispose Nansen, sghignazzando a sua volta.
Nansen, ci spiegò che quel buffo personaggio si chiamava Santa Claus, ed era una versione americana di Sint Niklaas, ovvero una specie di vecchietto con la barba bianca, dispensatore di doni. Personaggio, quest'ultimo, ispirato direttamente alla figura storica di San Nicola, vescovo di Myra, vissuto nel III secolo dopo Cristo.

Effettivamente, le leggende nordiche da tempo parlavano di una specie di "Spirito del Natale", raffigurato da un signore anziano portatore di doni e dolci per tutti i bambini.

"Santa Claus", mentre porta doni durante il solstizio d'inverno - Illustrazione di Thomas Nast, della fine dell'800

R.: E poi?...

B.N.: Niente di particolare... dopo averci riso sopra a questa cosa, parlammo ancora una ventina di minuti del più e del meno. Successivamente ci congedammo. In seguito, seppi che il simpaticissimo ed affabile Nansen non riuscì per un pelo nel suo intento di raggiungere il Polo Nord. Però, con numerose iniziative benefiche, nel 1922 ricevette meritatamente il Premio Nobel per la Pace. Da quella piacevole serata del 1 settembre 1892 all'osteria di Rovaniemi, non lo rivedemmo mai più.

R.: Perdonami... ma io sono curioso di sapere come...

B.N.: E PER DIANA!... UN PO' DI PAZIENZA... CI STAVO GIUSTO ARRIVANDO!! PER CHI MI HAI PRESO? PER "MITRAGLIETTA" MENTANA??
Dunque... dopo aver salutato Nansen all'osteria, Nikolaus ed io ritornammo a casa nostra, a Klinzfess.
Verso la mezzanotte, tranquilli e beati, senza alcun pensiero per la testa, ci coricammo... ma quella notte non era assolutamente una notte qualsiasi.

R.: Ah no? Forse non riuscivate a dormire, perché vi era rimasta sullo stomaco quella... come si chiama... Koske... Koskevoldir... Kosstevol... Kosstesbisighi... Koss okori ke i kori se no okori ke i kori... come si chiama?

B.N.: OUUU, RAGAZZO... LA SMETTI D'INTERROMPERE? PER CHI MI HAI PRESO? PER L'OMINO MICHELIN PRONTO A SGOMMARE?

R.: Beh, non serve che ti incavoli... scusa, dai. Però stringi, vieni al dunque...

B.N.: Stringi, lo dici a tua sorella! O poffarre e poffarbacco e poffarbeccolina e perdirindrdina e perdincicicinperbaccolindindindindinina!!!!!

Allora... come stavo dicendo, a mezzanotte circa ci coricammo tutti. Durante la notte ebbi il sonno piuttosto agitato... stavo sognando delle voci che mi chiamavano... incessantemente... delle voci amiche.
D'improvviso, aprì gli occhi e mi ritrovai in mezzo al Polo Nord, in piena notte... una notte calma ma tremendamente gelida. Intorno, vi era un immenso silenzio... un devastante silenzio. C'ero solo io, questa grandissima distesa ghiacciata azzurro-scura e, sopra di me, un nero intenso, strapieno di tantissime stelle brillantissime.


Di fronte a me... l'entrata di una piccola grotta con tante stalattiti di ghiaccio, che si apriva in una piccola collinetta, anch'essa di ghiaccio e neve. Ciò mi parse alquanto strano, dal momento che la banchisa polare non è una terra emersa, bensì una grande distesa di ghiacci in perenne movimento.
Mentre mi ponevo mille domande, d'un tratto sentiì di nuovo quelle voci amiche, in lontananza...  mi invitavano ad entrare nella grotta di ghiaccio... ma io ebbi un attimo di paura ed esitazione. Subito dopo, però, la paura svanì per lasciar posto, come per incanto, ad un infinito senso di benessere e tranquillità che iniziò a pervadermi di gioia e fiducia tutto l'animo.

Un mio pupolo, raffigurante l'entrata della grotta segreta al Polo Nord, dove abitano gli elfi e gli gnomi fabbricanti di giocattoli

Entrai dentro con fiducia, mantenendo pur sempre una certa cautela... c'era una fioca illuminazione, proveniente da non so dove. Davanti a me delle scale di ghiaccio, leggermente incurvate, che conducevano verso il basso.
Scesi...
Dopo circa due minuti di discesa, la scalinata finì e mi ritrovai in un'immensa caverna, calda ed avvolgente come un panno materno. Dentro questa caverna di ghiaccio vi era un'immensa fabbrica di giocattoli. Nello stesso momento, tutt'intorno mi si fecero incontro un manipolo di elfi, alti come bambini, ed alcuni gnomi, alti come due mele o poco più... come i Puffi, insomma!

Fabbrica di giocattoli degli elfi e degli gnomi del Polo Nord - Illustrazione statunitense di autore anonimo

Mi salutarono tutti con un inchino reverenziale, dandomi un calorosissimo benvenuto così come si fa con un ospite importantissimo atteso da tempo.

Un piccolo elfo biondo mi si avvicinò, dicendomi: "Ti diamo il benvenuto, Samuel! Benvenuto nella caverna di ghiaccio senza tempo... l'unico tempo qui è sempre quello dell'armonia con la natura. Solo a pochi umani è stato concesso il privilegio di poterci entrare!!"

Questi buffi elfi, assieme agli gnomi, mi vollero far dono di questo grandissimo magazzino che conteneva un'altrettanto grande macchina calcolatrice fabbrica giocattoli, costruita da loro stessi.
Uno di loro, un elfo che sembrava essere il capo, mi si avvicinò, stringendomi fortemente la mano.
"Finalmente sei giunto tra noi, Samuel. Ti aspettavamo da tanto tempo", disse.
"Mi aspettavate???... " risposi, alquanto frastornato ed incredulo.
"Sì!" continuò il capo degli elfi…
"Aspettavamo proprio te... i nostri elfi profeti ci annunciarono molto tempo fa che un giorno sarebbe giunto un uomo buono, che vuol bene a tutti i bimbi, soprattutto ai meno fortunati. Un uomo buono che è la reincarnazione di uno spiritello della mitologia nordica, di origine pagana. Uno spiritello dei boschi, dalla lunga barba bianca, che durante il solstizio d'inverno diviene dispensatore di doni e di felicità."

Subito dopo avermi detto ciò, mi ricordai della chiaccherata con Nansen, giù all'osteria "Alla bella disgraziata" di Rovaniemi... e pensai, fra di me, che forse avevo effettivamente esagerato un po' con i bicchierini di Koskenkorva...

Non riuscii a terminare il mio pensiero, perché un istante dopo un altro elfo mi prese sottobraccio e mi portò verso una nicchia. In tale nicchia vi erano, accovacciate su del morbido fieno, ben 12 renne, tutte provenienti dalla Lapponia.

Pensai proprio alle renne della tradizione di Babbo Natale, e glielo dissi all'elfo. Quest'ultimo mi rispose, quasi scocciato: "Vixen, Blixen, Donner, Dancer, ecc... bah... solo nomi anglosassoni di pura fantasia, inventati dai soliti americani copioni e consumisti... solo Rudolph è l'unico nome veritiero da loro azzeccato... Rudolph è quello lì, quello con lo sguardo scaltro ed il naso rosso... lo vedi?
In realtà, carissimo Samuel, gli autentici nomi delle altre 11 renne, assieme a Rudolph, per l'appunto, sono i seguenti:

SNUFF: La renna che soffre molto il raffreddore nei mesi più freddi... di solito lo curiamo con i vecchi metodi che son sempre i migliori (ed anche gli unici che conosciamo), cioè scodelle con latte caldo e miele, ed una buona copertura durante la notte. E' un maschio.

PALLA DI NEVE: Femmina. La più dolce ed ingenua del gruppo... guardale gli occhi... fa tenerezza, vero? Ohhhh, è diventata tutta rossa, come il naso di Rudolph, eh eh.

RUDOLPH: L'ho nominato per ben due volte, eccolo... è per l'appunto conosciuto anche come "la renna dal naso rosso". E' il più pestifero ed indisciplinato. Ci fa sempre uscire dai gangheri, spesso e volentieri. Avrai non poco da fare con lui, Samuel... io t'ho avvisato!

STELLA ALPINA: Femmina. Una delle più diligenti... è la più esperta in orientamento. Un'autentica bussola vivente! Sa trovare la strada giusta anche in mezzo a tempeste, bufere, banchi di nebbia e quant'altro di tutto e di più e di più ancora, eh eh.

LAPPONIA REDENTA: Femmina. Come dice il nome, proviene dalla Lapponia norvegese. Molto seria e riflessiva, sa tenere bene assieme tutto il gruppo... la renna della compattezza!

STALATTITE: Femmina. L'esatto contrario di Snuff; la più resistente all'intensa e pungente temperatura artica.

METEORA: Femmina. La più veloce e scattante... quando si è in ritardo, lei è la prima a partire a tutta birra!

SELENE: Femmina. La renna più seria del gruppo. Un ottimo collante per tutte le altre renne. Sempre riflessiva ed attenta, tiene su il morale della "truppa" quando qualcosa sembra andar storto. Ha un'ottima capacità decisionale nei momenti più critici... sì, perché anche e soprattutto durante il volo può capitar di tutto... in primis l'instabilità dei vari fenomeni atmosferici terrestri, come ne abbiamo già parlato poc'anzi. Insieme a Stella Alpina, è la guida principale... loro due son sempre in testa alla guida della slitta. Bellissima quest'ultima, la slitta, intendo... tra poco te la farò vedere.

PASTAFROLLA: Femmina. Altra tenerona, ma anche estremamente pasticciona. Quando le capita di combinar danni diventa l'esatta controparte femminile di Rudolph... ed ho detto tutto!! Ohhh, ma comunque questi due non si possono vedere, talvolta. Sempre a combinarsi dispetti l'un con l'altra.

GATORADE: Maschio. Il più sportivo del gruppo. Perennemente innamorato di Selene, è anche la renna più forzuta. Riesce a trainare, da solo, gran parte della slitta.

ARGENTA: Femmina. La più elegante, e pure la più vezzosa. E' molto semplice ed alla mano come tutte le altre, nonostante gli apparenti atteggiamenti da gran dama.

BELLA TRIESTINA: Ed infine lei, femmina, la più estrosa del gruppo, ma anche la più carina... come tutte le "mule" triestine. Sì, perché lei è una renna nata in cattività in una stalla di Trieste, proprio la città dove è nato anche tuo fratello Nikolaus. La volevano vendere al mercato comunale, ma io, che fortunatamente mi trovavo di passaggio in quelle terre lontane, volli salvarla, portandola qui tra noi (però, sborsai un bel po' di corone per aggiudicarmela... ma furono monete ben spese, naturalmente).

(Qui sotto due miei pupoli raffiguranti Rudolph, la renna dal naso rosso, e Bella Triestina)






D'istinto, risposi: "Ma io non sono sicuro d'esser pronto per questa... questa... "

"Missione. La tua è una missione!", rispose tranquillo l'elfo. E subito dopo, allungando la sua mano con un ampio sorriso, m'indicò una bellissima slitta. Una slitta costruita con il miglior legno. Tutta colorata, con tanto di fanali per l'illuminazione ed un campanaccio posto di fronte al sedile del cocchiere.

"E questa slitta e queste renne possono davvero volare?" chiesi, alquanto incredulo ed anche un po' divertito.

"Samuel... ", rispose l'elfo, "Samuel, Samuel, Samuel mio... devi cercare di vedere le cose aldilà della tua mentalità quadrata da uomo semplice, seppur essa sia in buona fede... anche gli asini sanno che è fisicamente impossibile che delle renne ed una slitta, o qualsiasi altro oggetto od essere vivente possano volare eludendo la forza gravitazionale terrestre come se niente fosse!Lo diceva anche Isacco Newton, sgranocchiando la mela che gli era caduta in testa un attimo prima.

Per noi elfi, basta ricorrere alla magia, ma per far volare oggetti e/o animali? Un bel problema!

L'abbiamo risolto facilmente.
Dunque, come abbiamo detto, una massa viene attirata al suolo dal campo gravitazionale terrestre. Perché i pianeti del Sistema Solare, ed i satelliti, come la Luna, ad esempio, non ci cadono in testa?"

"Scusa, ma non riesco a seguirti", risposi sempre più perplesso.

L'elfo rispose di rimando "Perché i pianeti ed i satelliti volteggiano come trottole nella loro orbita... quindi... si tratta solo di creare un "effetto orbitale" attorno alle masse. Mi spiego meglio: abbiamo studiato un ingrediente alchemico capace di far alzare in volo le cose che vogliamo far alzare in volo. Abbiamo immesso nell'ingrediente alchemico  alcune microparticelle di comunissimo elio. Spargiamo su animali, persone ed oggetti questo particolare ingrediente, che in fondo non ha nulla di magico (non ha nulla di magico, sì, ma prima che ci arrivino gli scienziati umani bisognerà aspettare le calende greche), et voilà! Ohhh, e poi esso è un ingrediente spettacolare, perché fa spuntare sul corpo delle renne in volo (e questo grazie ad un ingrediente realmente magico, che gli umani se lo sognano di notte!!!) delle magiche ali, di consistenza simile al cristallo più bello!!
Lo stesso ingrediente, sviluppato con altre formule, permette di far passare un uomo attraverso camini, condutture e quant'altro. E, difatti, questa opzione servirà a te per entrare nelle case di tutti i bambini del mondo, la notte della Vigilia di Natale."

"Tutti i bambini del mondo???... ma non posso visitare le case di tutti i bambini del mondo, in una sola notte!"

"Oh, sì che potrai... perché le barriere temporali per te non avranno senso in quella notte... persino tu stesso non te ne accorgerai, e la mattina seguente, pur sentendoti stanco per il gran viaggio, ti sembrerà che saranno, per l'appunto, passate solo poche ore. Non ci saranno più nemmeno dei limiti biologici per te... non dico che sarai immortale, però invecchierai molto ma molto ma molto più lentamente rispetto ai normali esseri umani. Finché ci saranno bambini da accontentare, tu starai sempre abbastanza in forma quel tanto che basta, nonostante lo scorrere continuo della clessidra. Ovviamente, anche tua moglie potrà godere di questo privilegio temporale, per starti sempre accanto e consigliarti.
Inoltre, tutte queste proprietà le riceverà in dono pure tuo fratello Nikolaus, il quale, solo in ristrette aree terrestri rispetto a te, diventerà San Nicolò, il quale porterà doni e dolciumi nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre. Lui viaggerà su un piccolo e dolce asinello, accompagnato da un ex schiavo delle Antille Olandesi, fuggito una notte ed arrivato sin qui a noi, guidato dalla stessa forza sovrannaturale che ha spinto voi fino in Lapponia. L'aiutante di San Nicolò, si chiama Pietro il nero!

Babbo Natale e San Nicolò di cioccolata

Infine, anche la vostra stessa zia di Weidenberg, nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio, diverrà la Befana! No, non arrabbiarti Samuel... non voglio offenderla, eh eh eh... Intendo dire che anche lei diverrà la reincarnazione di un bonario spirito delle leggende, cioè una strega buona che porta dolci e leccornie ai bambini, chiudendo il 6 gennaio le feste, o meglio, il solstizio!
E adesso, Samuel, svegliati... dormiglione, svegliati, che un nuovo giorno è arrivato... "

Mi svegliai, sì, di scatto nel mio letto. Raccontai a Nikolaus ed alla zia il mio sogno. Loro mi guardarono sorridenti, e mi confermarono, con mio gran stupore, di aver fatto lo stesso identico sogno. Subito dopo, nella cameretta entrò l'elfo, il quale mi salutò di nuovo con l'inchino, dandomi il buon giorno così: "Benritrovato Samuel, anzi... Babbo Natale!

R.: E così iniziò la tua nuova vita...

( Un mio pupolo, raffigurante Samuel Lothar Klaus, mentre nel dicembre del 1892, sotto la brillante luce della Stella Polare, diviene finalmente "BABBO NATALE"!)







B.N.: Da allora divenni quel caro anziano (esser definito "vecchio" non mi piace!) che porta doni la notte di Natale. Non solo ai bimbi buoni, ma anche ai meno buoni... non esistono bambini cattivi, assolutamente! Anche il bambino più problematico ed irrequieto ha diritto ad un regalo la notte di Natale.

 (In questo mio pupolo qui sotto, il fratello di Samuel Lothar, Nikolaus Piet Klaus, divenuto "SAN NICOLO' ", qui raffigurato assieme al suo aiutante Pietro il nero mentre dal carso scendono verso la città di Trieste, la notte tra il 5 ed il 6 dicembre.)




 


Ricordo ancora benissimo il mio primo volo nella notte di Natale del 1892... fu emozionante veder partire a tutta carica queste renne meravigliose, le quali sfoderando all'improvviso delle lucentissime ali che sembravano veramente di cristallo, iniziarono ad alzarsi in volo superando ben presto i 2000 metri.
Da quella magica notte, altre ne seguirono ed altre ancora... gli anni, i decenni passavano... ed io sempre in sella alla mia slitta, di qua e di là, di su e di giù, continuando imperterrito ad attraversare il mondo da tutte le latitudini, per portare ai bambini tanta felicità racchiusa in un grande sacco!

In questo mio pupolo: Babbo Natale, mentre deposita un regalo in una casa inglese, la notte di Natale del 1902
(Qui sottto una bambina, mentre la mattina del 25 dicembre stringe a sé il suo regalo: un dolce Babbo Natale di pezza!)







Oggigiorno devo stare sempre più attento con tutto il traffico aereo. Lo scorso Natale, evitai veramente per un soffio un Boeing 747... grazie ad un'improvvisa manovra e soprattutto grazie ai riflessi di Meteora e Stella Alpina, due delle mie renne, riuscii così ad evitare di spiaccicarmi sulla fusoliera di quel volo di linea...

In un’altra occasione, nel 1989, rischiai di schiantarmi sulla prua di una nave mercantile, sbucata improvvisamente da un corso artificiale collegato al canale di Panama! … eh eh eh, ma se ti raccontassi quali e quante avventure mi son capitate durante tutto l'arco del '900, potremmo scriverci almeno 100 libri!!



R.: Come riescono a stare tantissimi balocchi in un sacco non più grande di quelli per il trasporto del bucato delle lavanderie?
B.N.: Ohh, sì, sì... il mio sacco... vedi, è come il gonnellino di Eta Beta!... Può starci dentro anche un automobile, volendo, solo che bisogna spingere un po' perché, altrimenti, fa fatica ad entrarci. Con l'esperienza di Babbo Natale si fa tutto!!! Ohohohohohohohoh...

R.: Senti, Babbo... ma davvero basta scriverti una letterina per ricevere qualcosa? E poi, dove la si deve spedire? Mi pare alquanto improbabile il Circolo Polare Artico come recapito. Al limite, possiedi pure un account di posta elettronica?

B.N.: Tu scrivila, e poi lasciala dove vuoi... viaggerà da sola, per poi giungere automaticamente fra le mani del sottoscritto, od in quelle dei miei elfi aiutanti. Basta crederci veramente! E niente mail compiuterizzate, per favore... possiedo addirittura tre Mac portatili, ma, quando possibile, di solito non uso quasi mai questi trabiccoli umani... non mi servono, per fortuna, e spero che non dovrò esser mai costretto ad utilizzare sempre ste robacce, possibilmente!! Lo so che oggigiorno sono strumenti indispensabili, ma io preferisco far le mie cose all'antica.







In quest'altro mio pupolo, Babbo Natale passa sopra il Castello di Miramare (Trieste)

In questo mio terzo pupolo, Babbo Natale sui tetti di Trieste, pronto a consegnare altri regali


R.: Ma io, nel 1987 (me lo ricordo ancora) scoprì che i regali erano già pronti prima di Natale, ben nascosti nell'armadio di mio padre. Quest'ultimo, come tutti i papà del mondo, la notte di Natale me li metteva di nascosto sotto l'albero. Quindi, in teoria mi hai raccontato una bella storiella, buona solo per il mio blog...

B.N.: Dovrei ritenermi offeso, umpf! E' vero che i papà ci mettono del proprio, ma i lecca-lecca o i robottini, i dischi di Elvis Presley o le ristampe dei fumettoni Disney anni '30 che trovavi accanto ai giocattoli messi nottetempo sotto l'albero da tuo padre, chi credi che li metteva? Per chi mi hai preso? Per un teleimbonitore tipo Wanda Marchi?

R.: Ok, ok! E della “questione Coca-Cola”, che mi dici? Dicono che il tuo costume rosso derivi dalle immagini pubblicitarie della Coca Cola americana tra gli anni '30 e '60.

B.N.: Palle (di Natale, ovviamente)!!!! Chi ha messo in giro questa notiziola, recentemente ha fatto una gran figura di neve, poiché è stato approvato storicamente che il mio costume è sempre stato rosso, e non verde. Il tipo in verde che m'assomiglia (ben poco) è in realtà lo Spirito del Natale Presente, descritto nello "Scrooge" di Dickens. Molto carini i disegni del buon Sunny (Haddon Sundblom), ma poco o nulla c'entrano con il sottoscritto, se non, per l'appunto, nell'ottica stupidamente consumistica di un grande marchio pubblicitario americano, detto senz'offesa per la Coca Cola (che piace anche a me).

Babbo Natale, in un'illustrazione pubblicitaria americana degli anni '50, disegnata da Haddon Sundblom


R.: Un'ultima domanda, Babbo, poi ti lascio perché so che devi ritornare in Lapponia, a preparare il tutto per Natale. Tu, poco fa, hai affermato di non essere totalmente "immortale"... la mia domanda, cruda ma sincera, è: Babbo Natale, un giorno, cesserà di esistere pure lui?

B.N.: In questi anni ho visitato tantissime case. Ho visto tantissimi bambini di ogni razza ed estrazione sociale, crescere e diventare adulti, per poi invecchiare e morire.
Alcuni di essi sono cresciuti bene, tanti hanno preso strade differenti, diventando anche molto cattivi... criminali. Ho visto due guerre mondiali, tragedie, altre guerre...
E' la vita.
Adesso, nell'era della tecnologia dovunque e a tutti i costi, io, con la mia slitta trainata dalle mie renne volanti, continuo, come faccio da più di un secolo, ad attraversare migliaia e migliaia di città che nel frattempo son divenute metropoli gigantesche, illuminate a giorno anche di notte, dove gli svaghi dei bambini non sono quasi più dei bei palloni da calcio o delle bamboline di pezza, bensì giochetti elettronici dal dubbio valore ludico, oltreché dannosi per la salute a lungo andare (ma, in questo caso, la colpa è dei genitori)... inoltre, vedo sempre più diffusa in giro una voglia di accantonare l'atmosfera di Natale, a causa dei problemi sempre più importanti e sempre più duri che affliggono la nostra società abbastanza ammalata, spesso e volentieri opulenta e... vuota. Svuotata di tutto, quindi, anche del significato più intimo, più personale del Natale.

Ma io continuerò comunque imperterrito a solcare i cieli, attraversando i secoli e gli eventi stessi, come un Angelo vestito di rosso. Fino a quando ci sarà anche un solo bambino sulla Terra che crederà nella mia esistenza, io esisterò.
Quando, invece, anche l'ultimo bambino sulla Terra avrà smesso di credere in me, o anche più semplicemente, avrà smesso di sperare nel periodo di Natale, ritenendolo solo un mero periodo consumistico da superare in fretta e furia, allora e solo allora, tristemente, chiuderò gli occhi... per sempre!



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Rimango impietrito... di sasso... rendendomi improvvisamente conto di come veramente ai tempi attuali non ci sia più quella "voglia" di aspettare il Natale con fiducia, speranza ed una punta d'impazienza. Effettivamente, come nel resto dell'anno, seppur un po' meno durante il mese di dicembre, ci si continua a "pigliarsi a pedate"... non faccio in tempo a proferir parola, che il buon Babbo non è più sulla sua sedia. Sparito! Dove è finito?

Un momento... accanto alla sedia, seminascosto nell'ombra trovo un bellissimo cestino natalizio, contenente un pandoro, uno spumantino e tanti buoni dolcetti e cioccolatini.

Guardo fuori dalla finestra, ed in lontananza vedo una scia luminosa nel cielo che punta verso Nord, dove brilla alta la Stella Polare.

Nel cestino, un bigliettino augurale con scritto: "A René… da parte del suo amico Samuel: Hyvää Joulua ja Menestyksellistä Uutta Vuotta!"


      René - Trieste, mercoledì 21 dicembre 2011

P.s.: Un grosso ringraziamento all'amica Angela "Angy" Casile, per la supervisione del testo

sabato 17 dicembre 2011

René - PREMIO A CHI SALVERA' LE TRADIZIONI FOLKLORISTICHE TRIESTINE!

Bon sabato, mularia mata...

Solo un breve post per avvisare tutti coloro che fossero interessati ad un interessante concorso, veramente interessante, ma così interessante, ma così tremendamente e terribilmente interessante... che in pratica interessa solo a me, ma ve lo fo' comunque presente!...

Il sottoscritto Mr René, assieme all'amico e collega dott. ing. Medardo Porcello detto "Meo", in qualità di Presidenti Onorari dell'Onoratissimo ed Onorevolissimo "Circolo dei Pandoli Tergestini", hanno deciso di istituire un notevolissimo premio riservato a tutti coloro i quali, in questi tempi de progresso che Citavecia la torna a fiorir, sapranno valorizzare al meglio le tradizioni folkloristiche/patoche triestine che, altrimenti, rischiano di scomparire!!!!

Indi appodipoi e appodiposcia, abbiam deciso di mettere in palio ben 10 "cofanetti Zimolo", del valore di ben diecidue cent!



Se volete aggiudicarvi l'ambitissimo premio, ricordate triestini di tutto il mondo: NON LASCIATE MORIRE IL NOSTRO FOLK!

CHI NON AMA IL NOSTRO FOLK, E' SICURAMENTE UN BIFOLK!!!! (BI-FOLK, non nel senso che "el mio mari' xe bon, el xe dò volte bon, ma solo ala domenica 'l me onzi col baston!)



PIU' FOLK PER TUTTI!!!!  
 

F.to: Mr René & Dott. Ing. Pig. Meo Porcello - Presidenti Onorari dell'Onoratissimo ed Onorevolissimo "Circolo dei Pandoli Tergestini" de Rena Vecia (l'uficio-condoto, lo trovè nel condoto a destra de via Donota, vizin al Teatro Roman)

Segue breve video esplicativo-informativo-paliativo-incentivo-nolointivo:



  René (e Meo Porcello, che non possiede una connessione Internet, ma, in compenso, possiede una gran bella botte piena di Cabernet)

giovedì 15 dicembre 2011

UN PO' DI NATALE IN MUSICA!

Buondì mularia mata...

Come da titolo, oggi ho voglia di ascoltarmi assieme a voi un po' di musica in tema natalizio, anche e soprattutto per combattere il logorio dello spread moderno, quel logorio che nemmeno un Cynar corretto alla Sambuca riuscirebbe a far digerire!!!


Questo mio post di oggi è ispirato da un bel post del blog dell'amico Robbé... questo: struchè qua


Avviso subito bimbiminkia ed affini, che, nonostante la mia ancor giovane età, sono un amante della Musica vera... quella classica. Ma non classica nel senso di classica, ma nel senso di antichi (ma mai vecchi) classici. I quali, conservano intatti, come un buon vino stagionato, tutto quel sapore di casa mia che nemmeno il brodo Star riesce ad offrire (non s'incavoli il signor Star... è solo una mia stupidata calda calda in brodo)...


E partiamo subito con un grande: Dino Paul Crocetti, alias DEAN MARTIN!




Che dire di lui che non si sia già detto? Fu un grande crooner, un grande attore ed un superbo mattacchione. Preferisco di gran lunga le canzoni di Natale interpretate da lui, piuttosto che dal "capoclan" Sinatra. Non me ne vogliano i fans di quest'ultimo... solo questione di gusti!
Del buon Dino, voglio proporvi la sua delicata versione di "Silent Night"... versione che è recentemente stata in sottofondo mentre intervistavo un caro amico... di tutti! Di chi parlo? Surprise!!! Al più presto (entro questa settimana) potrete leggere qui sul blog questa intervista in esclusiva, dove verrete a conoscenza di molte risposte a molte domande su un certo personaggio moooooolto in tema con il Natale.
Ecco, dunque, "Silent Night" with Dino:


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Dopo questa stupenda canzone, passiamo ad un grandissimo... e qui sono di parte, poiché esso è da sempre, sin dai miei primi vagiti in culla (leggasi "urla sfasciaballe"), il mio cantante preferito!! 
Sto parlando di... (rullo di tamburi) ELVIS PRESLEY!





Elvis (un giorno parlerò di lui, e soprattutto del particolare rapporto che lega la città di Trieste a questo grande artista), incise ben tre album di canzoni natalizie durante tutto l'arco della sua carriera, ma uno in particolare, il primo del 1957, è sicuramente il migliore!
Nel 2008 alcune di queste canzoni uscirono in una nuova veste musicale con l'aggiunta (grazie ai miracoli della tecnologia) di alcune ottime voci femminili di note cantanti country made in U.S.A. ...
Di questi "remix natalizi", ve ne voglio proporre uno molto d'atmosfera: "I'll Be Home for Christmas" - voce di Elvis Aron Presley (del 1957), e seconda voce di Carrie Underwood!!


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Con questa prossima canzone ritorniamo a Trieste, sempre in ambito natalizio, con una canzone molto particolare, perlomeno nell'interpretazione. L'autore è il mitico Lorenzo Pilat (per i non triestini, si tratta di Pilade del Clan Celentano).


Il triestinissimo Pilat, nel 1975 incise, in italiano, una canzone di Natale intitolata "Buonanotte Buon Natale".
Nello stesso anno, Pilat incise anche la versione in dialetto triestino, appena lievemente differente nel testo e nell'arrangiamento. La particolarità di questa versione in dialetto, sta nel fatto che Pilat più che cantarla... la sussurra. Questo, perché all'epoca mentre era impegnato nella registrazione di codesto pezzo, Pilat si trovò al telefono con la figlia, allora piccolina. Pilat, cantò questa canzone per telefono, alla figlia stessa... così, ne venne fuori una versione dolcissima, molto intima, che fu prontamente registrata dal tecnico del suono. Infine, la "ninna nanna telefonica" venne accettata come master... "buona la prima", insomma... !

La canzone (testo e musica dello stesso Pilat) s'intitola "Chi sarà la mia stela?"


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Di nuovo rotta verso l'America... più precisamente verso le montagne di Aspen (Colorado), dove visse gran parte della sua, purtroppo, breve vita John Denver, il Principe del Country (il Re indiscusso resta il suo caro amico Johnny Cash).



John Denver, incise alcuni pezzi tipici natalizi molto carini. Ma un pezzo natalizio, da lui interpretato, che mi ha sempre colpito molto è "Silver Bells"!
Una versione, quella di Denver, molto malinconica e gioiosa allo stesso tempo, proprio come il testo. Eccola qui:



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Concludo questa carrellata natalizia in musica con la voce veramente stupenda di una giovane ragazza altrettanto stupenda dentro e fuori, con la quale, un anno fa, ebbi anche l'occasione di parlarci.
Si tratta di Mirusia Louwerse!


Mirusia, è una cantante australiana (ma di origini olandesi) ventiseienne, simpaticissima (per nulla montata a "diva", anche se potrebbe permetterselo viste le sue più che ottime credenziali artistiche), con un repertorio che spazia dal pop al musical, e dalla canzone leggera alla lirica.
Attualmente, è la voce soprano di punta della grande orchestra del violinista olandese André Rieu.

Ne ho sentite tante di belle voci femminili, ma questa è assolutamente unica (per me), perché ha una propria grazia "divina" (e non esagero con gli aggettivi!!!)...

Ascoltatela nel video sottostante, mentre interpreta (seppur su una base, tipo "karaoke") la bellissima "Ave Maria" di Schubert (non di Schumacher... quella è "Corri, Maria!").
Un vero e proprio angelo sceso in terra!!!!



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Bon... mi go finì... presto se sentiremo de novo... sopratuto per l'intervista al... mi Babbo! (??)

Me racomando, co 'nde' fora de casa tapeve per ben che xe 'ssai zima, e i rafredori xe sconti in aguato!!



    René