martedì 19 febbraio 2013

SIOR POPEL - STORIA DI UN GRANDE BENEFATTORE TRIESTINO






Bondì, mularia mata…

Oggi vi parlo di Giuseppe Poppel (poi divenuto Giuseppe Von Poppel), dai triestini conosciuto come “sior Popel”.

“Sior Popel” era un commerciante di origine tedesca. Nel 1852, assieme alla moglie, aveva aperto in Corso un negozio di giocattoli e lane da ricamo.
Il suo negozio, allora, era l’unico di questo genere, così gli affari cominciarono a crescere sempre di più, procurandogli in poco tempo un notevolissimo tenore di vita.
Già nel 1866, ormai ricco e benestante, chiuse il suo negozio.

Il Poppel era un tipo già anzianotto, ma molto piacente e distinto, con la sua barbetta bianca e la sua postura elegante e signorile che gli conferivano un grande fascino.
Per questo egli divenne molto popolare.
Ma la vera popolarità del personaggio giunse un paio d’anni più tardi, allorquando “sior Popel” iniziò a recarsi, tutte le domeniche pomeriggio, alla Pia Casa dei Poveri per regalare sempre tanti dolciumi e giocattoli ai piccoli e sfortunati ospiti.
Inoltre, in Piazza Barbacan, subito accanto alla sua casa, aveva allestito una mensa popolare per i poveri del rione.
Sempre in Piazza Barbacan e nei dintorni di Rena Vecia, sior Popel girava per vicoli, piazzette e viuzze, nelle sere antecedenti il periodo di Natale, per regalare, ai bambini poveri del rione, dei sacchi ripieni di giocattoli e frutta.

Qui sotto, un mio pupolo raffigurante la mensa popolare di sior Popel, in Piazzetta Barbacan, nel periodo natalizio:




Sior Popel divenne così popolarissimo in tutta Trieste !
Quando qualcuno spendeva tutti i soldi, le mogli usavano dire ai loro mariti spendaccioni: “E desso? No te ga più un boro… cussì te tocherà ‘ndar a magnar de Popel !!... “

Alcuni adottarono un’altra tipica espressione: “No ‘vemo, sior Popel, paion”.

Questo, perché sior Popel era un benefattore convintissimo e assai generoso. Per un povero c’era sempre un buon pasto caldo ed un letto per dormire al riparo dalle notti più gelide.
Per i bambini, soprattutto nel periodo prenatalizio, c’erano sempre tantissimi giocattoli di buona fattura.
Per ringraziarlo di ciò, nel rione di Rena Vecia le finestre rimanevano accese tutta la notte !

Qui sotto, un mio pupolo raffigurante il Popel mentre, nel periodo natalizio, consegna giocattoli e dolciumi ai bambini poveri di Cittavecchia:




Come detto più sopra, il Popel era pure un tipo molto affascinante. Le cronache popolari ci riportano anche una figura da autentico Don Giovanni, intento a corteggiare continuamente, con successo, giovani e bellissime “mule” triestine. Signorine, ma pure signore sposate.
Tantissime volte il Popel dovette affrontare mariti gelosissimi, rientrati in casa all’improvviso. Ed il più delle volte, il tutto si risolveva in rocambolesche fughe del Popel, a sua volta inseguito dai vari mariti ai quali aveva messo le corna !!!




Come tutti i personaggi popolari, anche “Sior Popel” divenne un vero e proprio punto di riferimento del vasto folklore cittadino. Il popolo non tardò a inserirlo nelle canzonette folkloristiche locali:

“Tuta Rena xe iluminada,
sior Popel, sior Popel passava
e i muli, i muli zigava: No ‘vemo, sior Popel, paion.”

La più celebre s’intitola, per l’appunto, “SIOR POPEL”, e ve la propongo in questo video slide, nell’interpretazione del quintetto triestino “Rosmarin”:




Nel 1878, ormai vecchissimo, sior Popel morì.
Quasi tutta la città di Trieste lo pianse. Tutti volevano tanto bene a Popel.
Un’ultima strofetta popolare celebrò la sua scomparsa, così:

“O Rena Vecia,
i camini no fuma più !
Xe morto sior Popel,
paneti no ‘l porta più !”

La figura di sior Popel resta tuttora popolare, a distanza di ben 135 anni dalla sua dipartita.

Alla prossima…


      René

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che anca a quei tempi i bori contava e come,e sior popel veniva "accettado" anca dai marì consenzienti o no?
Salvatore Cicala

Anonimo ha detto...

Scusa ma sti termini inglesi ki li capissi?mi capisso solo anonimo,no voleria esser ma i altri no capisso e alora meto el nome sora e domando,scusa la mia poca erudizione Anglossassone,ciao Tore Cicala

Anonimo ha detto...

non so se vien fora anca l'aneddoto de sior popel che te go manda dell'altra parte,te me pol saver dir? :e mail:elcicala@libero.it ciao grazie!non son ignorante come ke sembro,in sto campo si!ciao

René ha detto...

Sior Salvatore, bonasera. Dovessi esser vignudo fora, se xe el comento subito sora sto suo ultimo. Se no, la provi rimandar. Al'inizio, co' un letor manda el comento a un post del blog, vien publicado solo quando verzo mi el blog... ma no per censure o altro, ghe mancassi, ma solo per evitar i "spammer", cioè gente che vien a romper publicando comenti in inglese che i rimanda a siti publicitari o, pezo, a siti pornografici e/o contenenti virus... purtropo sti spammer i xe presenti dapertuto su Internet, quindi go messo la moderazion dei comenti proprio per evitar sta gente. Pel resto, tuto vien publicado tranquilamente. Raramente pol esser che el tasto "commenta" podessi no funzionar, ma xe n'evento 'ssai raro, per fortuna.
Presto ghe scriverò ala sua mail.
Grazie ancora tanto per i sui anedoti, sempre graditi. Un saludo.

Anonimo ha detto...

Disevo de Popel el ga un altro merito,cioe la frase:"anca i remenai magna pan!"La xe stada creada nela sua mensa,infati co i poveri spetava el suo turno i guardiani li cioleva pel fioco con frasi tipo:"Ciò te ga fame ..."o ancora:"bel magnar a sbafo eh!"eco che un giorno uno de sti poveri ga risposto la frase diventada famosa:ciol ,ciol pel fioco,ma:"Anca i remenai magna pan!" Ciao son Salvatore Cicala e mail :el cicala@libero.it me go messo qua perchè soto no capisso e scrivo anonimo scusime ciao"

Anonimo ha detto...

Scusa visto che te son cussì cocolo,te ne podessi dar cualche dritta anca su quell'altro benefattor che i triestini ciama Ghele? e i usava dir anca (come per Poppel) te ndarà magnar de Ghele.Grazie Salvatore Cicala .
elcicala@libero.it

Anonimo ha detto...

bah alora sperando de non disturbar,un picolo inciso nostro:I triestini save xe ciamadi anca "meloni"ma no nel senso cativo anzi,ben dove saver che nel 1330 circa fin al 1600,sempre circa,i triestini ghe ofriva ai stranieri apunto,pan e melon al suo arivo,questo per farghe una specie de onor. Da qua ga ciapà piede l'usanza de dirne meloni,e se ndè a S. giusto sula colona vederè soto l'alabarda,...apunto el melon in piera! Salvatore Cocala elcicala@libero.it

Unknown ha detto...

Grazie Rene' go letto tutta la storia ringrazio per tutte le notizie che sempre el ne da' con l' occasion tanti auguri de Buone Feste

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