domenica 11 dicembre 2011

LA MIA MAMA ME GA DITO... (COSSA GA DITO LA MAMA?) - BREVE ESEGESI DEL TERMINE "FOLKLORE"




Buondì Motta (battutona!) a tute e a tuti...

Un po' di folklore... o folclore (italianizzato), come che se vol. Anche se la versione più giusta sarebbe, in teoria, quella con la K, poiché folklore deriva da FOLK, a sua volta "storpiatura" fonetica della parola tedesca VOLK, cioè POPOLO, che, per l'appunto, si pronuncia proprio FOLK.
Il folklore, dunque, è quella branca di stampo popolare che tramanda le tradizioni di un popolo, di una comunità.
Sono tradizioni della propria terra, quindi fanno parte del proprio "IO" interiore.

Ma attenzione a non confondere le due denominazioni: canzone folkloristica e canzone popolare. Lo faccio spesso anch'io, ma è sbagliato. La canzone popolare può essere "Quel mazzolin di fiori", mentre il folklore, nello specifico, parla, come detto poc'anzi, delle proprie tradizioni.
Folklore è "L'Omo Vespa"! Folklore è la ballata di "Antonio Freno"! E così via... insomma, la canzone di folklore è quella canzone che nel testo contiene uno o più riferimenti a fatti accaduti al proprio popolo, alle tradizioni, usi e costumi della propria area geografica, meglio ancora, della propria città.

Detto ciò... o dita questa, passiamo alla "folklorata" del giorno:

La mia mama me ga ditoooooooooo... cossa ga dito la mia mama? Ehhh, va ti a saver...

Una canzone folkloristica, simpatica e divertente... un po' ingenua, ma per ingenua s'intende quella maniera bonaria, ed allo stesso tempo pungente e sibillina, "ala patoca", di interpretare ironicamente alcuni usi e costumi triestini.

Questa canzonetta, in un suo verso dice: "La mia mama me ga ditoooooo (il coro: "me ga dito la miaaaa mamaaaaaaa")... no sta 'ndar coi militari perché i fuma popolariiiii... noooo me sposerò mai più, mi resto celibeeee!"

I "Popolari", erano quei cicchini da due soldi... con tabacco grezzo, di pessima fattura, dal gusto pressoché schifosissimo. Appena con l'arrivo degli Alleati a Trieste, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, s'incominciarono ad intravedere le prime sigarette con filtro. Sigarette con filtro che esistevano anche prima, ma che iniziarono a diffondersi in Italia (come il chewin-gum, i dischi dei Platters e del Jazz, Boogie-Woogie, Blues, Rhythm 'n Blues, Gospel, Rock 'n Roll, ecc... e tante altre cose) solo poco dopo lo sbarco alleato.


Difatti, tale canzonetta è un riciclo di una canzonetta popolare degli anni '30-'40, dedicata, a mo' di sfottò, all'Imperatore d'Etiopia Hailé Selassié. 
A sua volta tale canzone dell'epoca fascista, ricalcava un antico stornello romano.


I triestini, così, da questa trassero spunto per ricamarci sopra parole proprie, trasformando così "Povero Selassié" in "La mia mama me ga dito"! 
Un brano, quest'ultimo, che ci narra delle tribolazioni di una "ragazza da maritar con un buon partito"... la mama del testo raccomanda alla propria figlioletta di non far l'amor con questo, non far l'amor con quello, ecc... perché, in pratica, non è un "buon partito", cioè non potrà essere in un ipotetico futuro un marito serio ed affidabile. Fino a non molti decenni fa (e perché no? Talvolta pure adesso) si usava chieder il consiglio finale delle proprie madri per scegliere un buon marito, con una buona posizione, sia economica che morale.


Qui di seguito, vi propongo questa canzonetta simpatica in una mia libera interpretazione solo vocale, registrata così, per divertimento (infatti, tale registrazione è puramente amatoriale, e lo si sente dall'audio un po' imperfetto), ma anche per contribuire, a modo mio, al tramandare queste belle cose. Perché cose come il folklore, il dialetto, ecc... , sono l'essenza stessa dell'identità, della cultura e della storia stessa di un popolo che ha vissuto un qualcosa, bello o brutto che sia. Il folklore, in questi casi, è un libro aperto per chiunque abbia voglia di "leggerlo", per conoscere.


Un saludo, ve lasso con la mia cantada e i mii pupoli:




    René

2 commenti:

Unknown ha detto...

ricordo zaratino : etiopia. la mi mare me ga dito non andar in Abissinia che te ciappa l'omo sdimiia. non mi sposero' mai piu', rimango cellibe.

Francesco Maria Cismondi ha detto...

Belle riflessioni

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