domenica 6 dicembre 2015

SAN NICOLO' ARRIVA A TRIESTE







Bondì, mularia mata…

Stamattina, 6 dicembre 2015, mi sono svegliato nel mio lettone morbidosone one-one-one (valore: one dollar), ed accanto ad esso, appoggiati sul tavolo, ho trovato i regali di San Nicolò; un pettine senza denti per calvi senza capelli (e lo regala a me, che c’ho i capelli di pura lana vergine??), un triestinissimo "strucapatate" (in italiano: "pigiamone"), ed infine un bellissimo modellino di ghigliottina assolutamente ben fatto, ma così ben fatto che c'è da perderci letteralmente la testa!




Grazie, San Nicolò. Te son proprio bon, te son tre volte bon... anca se solo la domenica te me onzi col baston (pastoral)!! 



Che poi, parlando seriamente (perché? Fino adesso non ero serio?), la figura di Santa Claus è più che altro un ibrido di due personaggi simili; effettivamente, nelle tradizioni della Finlandia, dell'alta Norvegia e in alcune parti della Scandinavia esiste la figura tradizionale di un piccolo elfo barbuto, vestito di rosso, che vive nella foresta e distribuisce doni ai bambini dei vari villaggi durante la notte del solstizio invernale. L'elfo nordico, molto probabilmente, è una trasposizione folkloristica del culto di Odino, di provenienza islandese. Essendo simile d'aspetto a San Nicola, e simile anche la tradizione (festeggiare il solstizio e/o il periodo natalizio portando doni ai bambini), gli americani, nella prima metà dell'800, fusero queste due figure in una creando Santa Claus!




 Più precisamente, reso "mediaticamente" famoso nel 1823, con la poesia di Clement Clark Moore intitolata: "A Visit from Saint Nicholas". 



Successivamente la figura di Babbo Natale divenne ancor più nota, nel 1862, attraverso il giornale satirico Harper’s Weekly che, tra la seconda metà e la fine dell'800, pubblicò numerose vignette dell'elfo finlandese oramai divenuto uomo (vignette disegnate da Thomas Nast, bravissimo illustratore dell'epoca). Quindi, alla fin fine, San Nicolò e Babbo Natale son due figure fondalmente diverse nell'origine, ma simili a livello estetico e culturale. E che poi, grazie al folklore tramandato di villaggio in villaggio, da paese in paese, è divenuto il classico buon vecchietto rubicondo che porta doni in determinati periodi dell'anno, a seconda del luogo dove viene festeggiato (mi viene in mente, ad esempio, il Nonno Gelo russo, simile a Babbo Natale e San Nicolò, ma con il vestito azzurro).

Qui sotto trovate tre miei pupoli... il primo raffigura il Libro Santo di San Nicolò, mentre il secondo è un ritratto di Zwarte Piet, un moro ex schiavo, fuggito nel '700 dalle colonie delle Antille Olandesi, per poi giungere -secondo la leggenda- al Polo Nord, dove divenne l'aiutante di San Nicolò.
Infine, il mio terzo pupolo raffigura un San Nicolò più classico, mentre giunge al glorioso Ricreatorio Padovan di Trieste:







E se qualcuno volesse saperne di più a tal proposito, rimando a questo link, dove trovate la mia intervista all'amico BABBO (sì, proprio lui lui medesimo): CLICCA QUI PER LA STORIA DI SAN NICOLO' E BABBO NATALE!


Alla prossima, e BUONE FESTE - VIVA TRIESTE!!!!

Qui sotto, nel mio pupolo fumetto augurale, troviamo San Nicolò di fronte alla Cattedrale di San Giusto (Trieste), assieme a Paolin Paperin (papero triestin), Gaston Daurdeoro, Lorenzo Pilat con la sua inseparabile chitarra Fender Telecaster, ed infine il trio vocale "Les Babettes" (Cocò, Nanà e Lulù c'est moi): 


      René

mercoledì 25 novembre 2015

NANA' LA BABETTE - LES BABETTES PERDONO PER STRADA UNA COMPONENTE



Ciao a todos...

Un altro mio passaggio, di quelli soliti fugaci, per augurare Buon Compleanno a Nanà, alias Anna De Giovanni, una delle tre componenti del trio vocale triestino "Les Babettes" (non serve che vi dica chi sono, tanto le conoscete già queste tre fantastiche ragazze).

Tanti Auguri, ovviamente, con un pupolo fumetto: Nanà in versione singola Babette, con le luci della ribalta tutte per lei, in diretta dal Gran Varietà triestino di Molo San Carlo (oggi noto come Audace)!!!! 

P.s.: per visualizzare in grande il pupolo... cliccate sopra lo stesso.



Alla prossima


   René

venerdì 30 ottobre 2015

BABUDER, IL FANTASMA SENZA TESTA DEL CASTELLO DI SAN GIUSTO (TRIESTE)



Buondì, mularia mata

I disi che doman sera, 31 de otobre, ghe sarà Alouin. Alouin? E cossa xe sto Alouin, siora Nina?
Ahhh, Halloween. Ma xe roba foresta!!! Bon, ma tanto ghe xe tanti triestini che i speta Halloween, per po ‘ndar de casa in casa a dir: dolceto o scherzeto? Ben bon, che i fazi pur mi, co’ gavevo i loro anni, ‘ndavo de casa in casa a cantar i tre Re, soto Nadal.



Ma ritorniamo al post. 
Dunque, il signore presente nel mio pupolo fumetto è (anzi, era) Babuder, un tizio catalano (non si sa di più) che viveva nella Trieste di inizio '700.
Di Babuder si sa solamente che fu un ladro e baro, e per questo motivo un giorno venne arrestato e successivamente condotto nelle carceri allora presenti all’interno del Castello di San Giusto.
Durante una notte di luna piena, il Babuder riuscii quasi ad evadere, ma sulla sua strada si era improvvisamente ritrovato di fronte ad una guardia. Senza pensarci sopra più di tanto, il Babuder tirò fuori un coltello che –fino a quel momento- teneva nascosto sotto la giacca, ed ammazzò la guardia. Attirati dalle urla di quest’ultimo, altri gendarmi giunsero immediatamente sul posto.
Il Babuder venne subito condannato a morte e la condanna venne eseguita poche ore dopo il fatto, alle prime luci dell’alba, nel cortile delle milizie interno al castello.
Un boia prese l’ascia e
ZAC!, tagliò di netto la testa del Babuder.
Da quel giorno, lo spirito senza pace (e senza testa) del Babuder iniziò ad aggirarsi ogni notte (con particolare predilezione per le notti di luna piena) attraverso le stanze, le sale, i sotterranei ed il cortile del castello.
Pian pianino, la leggenda del Babuder cadde nell’oblio fino al 1983; durante l’estate di quell’anno, infatti, una squadra di speleologi facenti parte della Società Adriatica di Speleologia (sezione Speleo-Urbana) si mise all’opera per svuotare –mediante potenti idrovore- il grande pozzo cisterna presente nel cortile delle milizie (tutto ciò a scopo scientifico e di esplorazione). La vuotatura del pozzo continuò per due giorni interi andando avanti, senza sosta, anche a notte fonda.

La governante, che doveva stare pure lei all’interno del castello, fino a notte fonda, a lavare i piatti, disse a due speleologi: “Fe, fe pur che tanto lu el xe contento!” (traduzione: Fate, fate pure. Che comunque lui è contento!)
“Chi xe contento, Signora? ” domandò uno degli speleologi.
E la governante: “Babuder, el fantasma del castel. Quasi ogni note el ciacola con mi, ma ogi el xe contento perché finalmente ghe xe 'ssai gente. Lu, causa orari noturni, no 'l vedi praticamente mai nissun, a parte mi.” (traduzione: Babuder, il fantasma del castello. Quasi ogni notte si fa una chiacchierata con me, ma oggi è contento perché finalmente c’è tanta gente. Lui, a causa dei suoi orari notturni, non vede praticamente mai nessuno, a parte me.).

La povera governante venne presa per una un po’ suonata, ed il lavoro di svuotatura del pozzo continuò senza problemi (i risultati di questa vuotatura sono ben documentati nel libro: “I sotterranei di Trieste”, Ed. Italo Svevo – 1988).

Infine, nei primi anni '90, un paio di spiritisti si riunirono dentro un palazzo, per fare una seduta spiritica proprio per richiamare Babuder (i giornali locali dedicarono alcuni articoli in proposito). Il Babuder apparve all’improvviso, solo per dire: “Ben bon, visto che me gavè roto i baloni (che ogi gavevo proprio voia de butarme in leto) e desso son qua, ve indicherò indove podarè trovar la mia testa mozada.” (traduzione: Bene. Visto che mi avete disturbato nel mio secolare vagar senza pace (proprio oggi che non era nemmeno notte di luna piena), vi indicherò senza indugi il luogo esatto dove potrete trovare la mia vera testa, cioè quella che mi tagliaron tante notti e tanti secoli or sono.)

Effettivamente il Babuder indicò chiaramente il luogo dove dovrebbe ancor oggi trovarsi tale testa (o quel che ne rimane) agli spiritisti presenti, però questi ultimi non capirono una banana del prosieguo del discorso del fantasma, poiché quest’ultimo, a un certo punto, passò dall’usuale dialetto triestino ad uno specificatamente di origine catalana.


Alla prossima

P.s.: se non altro, come si può vedere nel mio pupolo poco più sopra, il fantasma apprezza le buone letture nostrane (“Le Maldobrie”)

    René

lunedì 5 ottobre 2015

TERRANO JONES ( Indiana Jones alla domacia )



Bondì, mularia mata…

Negli anni ’30, un famoso archeologo e avventuriero triestino si mise a cercare le famose mummie di via Crosada (ricordate? Ne avevo parlato nel 2012, in un post dedicato).
Tale archeologo si chiamava Ciano Bolton Jones III°, professore emerito di archeologia e paleontologia laureatosi a pieni voti all’Università di Klinzenberg (Lapponia).
Ma tutti lo conoscevano col suo soprannome, ovvero “TERRANO JONES”, l’archeologo avventuriero e avvinazzato, che per primo aveva scoperto la famosa barca del’aleanza domacia (quella con il celebre motto “Cicio is not for boat”).

Eccolo qui sotto, in tutto il suo splendore, da me pupolato. Assieme a lui vi sono due dame bellissime ma spietate, ed il fedele servitore GILDO!!! Senza dimenticare, ovviamente, le fiasche de vinassa.



E dopo questa mia solita “putanada morbinara”, vi do’ appuntamento alla prossima. Ciao.

     René

domenica 6 settembre 2015

SOLO UN ATTIMO











SOLO UN ATTIMO

La luce dentro i tuoi occhi chiari da farfalla ed il vento magnetico imprigionato nei tuoi capelli…

Un attimo eterno di vita,
imprigionato per sempre nei ricordi più belli di un tempo futuro!  

Sopra le nostre felicità disincantate
vi è un cielo troppo sereno, destinato a rabbuiarsi... 

Non è bello ciò, ma ci è rimasto un po' di tempo per poter giocare ancora con il creato. 

Tu mi vedi adesso, mentre, disteso sull'erba, inizio ad abbracciare il caldo sole di giugno
stringendolo forte nei miei pensieri. 

Adesso, non sappiamo cosa sia mai 
la paura 
di un mondo incatenato a se stesso,
ed alle sue continue e violente follie...  
Adesso, noi sorvoliamo tutto con la brezza estiva. 
L'estate ci parla,
portandoci gioie comuni di altre nazioni.
Inconsueti sorrisi si disperdono tra i tuoi capelli ed il prato...  

Se tu non fossi qui,
apparirebbe scontata anche la sottile impertinenza di un nuovo fiore!  

Ma adesso, non sei più qui.  

Adesso c'è solo il vento, 
perso a discutere con quel ragazzino biondo
che gioca a palla con l'immensità circostante...  

Tutto ora è più chiaro, anche se attorno c'è nebbia.   

Ragazzino, tu mi vedi, adesso, mentre dall'alto di una torre d'avorio arrugginita
provo ad abbracciare la fine di giugno
stringendo, disilluso, tutto quello che pulsa troppo forte per essere ascoltato ancora. 

Non capisco la voce rotta del vento… rotta dal pianto o dal mulino che gira selvaggio?

Ma adesso non c’è più tempo per porsi dubbi sulle figure eteree pensate dalle nuvole… 

L'estate fuggiasca si porta via il resto,
lasciandomi solo un pugno d'erba secca,
tra la morte dei colori e delle dolci discussioni...  

Su un sentiero asfaltato da castagne odorose,
cammino sincero, cercando quel vento...  

Il vento di un tempo destinato all'oblio di un cristallino rimestare del tempo stesso. 

Non piango pugnali contro i destini, ma scopro altre strade per raggiungere quella più giusta.

Il resto son solo bestemmie 
dei cuori battenti
e ormai latenti, 
latitanti tra le macchie della personalità ben vestita di raso rosa.

Solo tu lo sai, 
o forse no.



         René 2011