domenica 16 agosto 2015

ELVIS PRESLEY E LE SUE RADICI GOSPEL



« Da piccolo, ero un sognatore. Leggevo i fumetti e diventavo l'eroe della storia. Guardavo un film, e diventavo l'eroe del film.
Ogni sogno che ho fatto si è avverato un centinaio di volte.

Ho imparato molto presto che: senza una canzone, il giorno non ha fine... senza una canzone.
Un uomo non ha amici... senza una canzone.
La strada non ha curve... senza una canzone.
Per questo motivo io continuo a cantare una canzone.»

ELVIS AARON PRESLEY (born 8 gennaio 1935 - dead 16 agosto 1977)

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Bondì, mularia mata…

Post fuori tema, ma neanche tanto (alla fine c’è un po’ di Trieste) dedicato all’annuale anniversario di un Artista (con la A maiuscola) da me molto amato: Elvis Presley.

Precedentemente, in occasione degli 80 anni dalla sua nascita, scrissi un post che, a grandi linee, ripercorreva i primissimi passi dell'Elvis non ancora artista famoso. Qui trovate quel post: CLICCARE QUI, PLEASE

Per far ciò, oggi volevo scrivere qualcosina sul tema più caro ad Elvis stesso, ovvero il Gospel, il cui nome è la contrazione del termine GOD-SPELL, il cui significato risuona letteralmente come PAROLA DI DIO!!!

Personalmente adoro tutte le produzioni elvisiane, in fatto di gospel music. Trovo che Elvis abbia veramente dato il massimo storico della sua bravura in tali pezzi che conosceva fin da bambino, quando a Tupelo partecipava con i genitori alle funzioni domenicali intonando questa musica sacra dalle origini nere.
Un canto divino nato perlopiù nelle piantagioni di cotone, dove i poveri uomini neri, ridotti allo schiavismo dal solito uomo conquistatore, intonavano queste preghiere cantate, questi spirituals, sperando in giorni migliori!
Un po' sotto un'ottica differente, si può pensare a come lo stesso Elvis pregando e intonando tali canti, abbia poi ricevuto in premio da Nostro Signore quella voce unica e "divina" con cui da ragazzo povero conquistò il mondo intero, conquistando i cuori delle persone. La musica stessa se vogliamo, indipendentemente dal genere, quando unisce le persone assurge automaticamente al ruolo di parola di Dio, poiché significa l'unione di svariate persone e di multipli pensieri che si uniscono in armonia, tramite essa.

Anche per chi non crede, tale musica fa bene al cuore poiché trasmette comunque un messaggio di positività.

Nella foto sottostante, Elvis mentre suona musica gospel al piano, durante una pausa tra un'incisione e l'altra, nel 1956:


Elvis incise tre album Gospel (più varie incisioni amatoriali, raccolte sia in emissioni ufficiali, sia in vari bootlegs).

Il primo album venne inciso subito dopo il ritorno dal servizio militare svolto in Germania tra il 1958 ed il 1960. Qui sotto c’è un mio pupolo fumetto, raffigurante l’Elvis venticinquenne che è appena ritornato negli USA, dalla Germania:



Il 1960, l’anno del ritorno di Elvis, fu un anno che si preannunciava come un’incognita; il rock ‘n roll era praticamente “morto”, o meglio si era evoluto, divenendo sempre più rock. Ma la moda, per il momento, sembrava essere passata. L’America aveva iniziato a sistemarsi di nuovo sopra il candido tappeto della melodia.






Eppure… eppure Elvis stupì di nuovo, e stavolta convinse proprio tutti, in quanto dimostrò di essere un vero artista, sapendo interpretare QUALSIASI GENERE, saltando dal blues a l rock, dalla ballata al tenorile, dallo swing allo spiritual.



Tre esempi, tutti tratti da "ELVIS IS BACK", uno dei suoi album più belli (per il sottoscritto, il migliore in assoluto!), sono la romanticissima “Are You Lonesome Tonight”, il blues sporco di “Reconsider Baby” (con in primo piano il trascinante sax di Boots Randolph) e lo swing travolgente di “Such A Night”:









Ma ritorniamo al Gospel. Qui di seguito, vi propongo alcuni brani tratto dal suo primo album di canti religiosi, dal titolo “HIS HAND IN MINE”. 





A riprova di quanto Elvis si trovasse a proprio agio con questo tipo di musica, è il fatto che l’album venne registrato in una sola notte!!!
Negli arrangiamenti si sentono gli echi di storici gruppi neri del genere, come gli Statesmen Quartet, i Golden Gate quartet (che pure aveva conosciuto a Parigi) e i Blackwood Brothers.
Eleganti e raffinati i cori dei fedelissimi Jordanaires, anche loro molto ben inseriti nel contesto. Il risultato fu questa meraviglia sonora dell’anima (alcuni brani dell'album):






Il secondo album, “HOW GREAT THOU ART”, venne inciso in un momento abbastanza buio della carriera di Presley. Gli anni ’60 lo avevano oramai dimenticato, e nel 1966 (l’anno di incisione) Elvis si trovava a dover cantare per contratto un mucchio di canzonette insipide, colonne sonore di filmetti altrettanto insipidi. Quest’album, quindi, fu un vero e proprio sfogo dell’anima. Sfogo che ricalcò degnamente l’album precedente, superandolo nettamente in certi casi (basti ascoltare solo brani come “Where no One Stand Alone”, “You’ll Never Walk Alone” e “Somebody Bigger than You and I”):






Vi fu anche una parentesi gospel all’interno del Comeback ’68, lo storico show (per metà live) televisivo del medesimo anno, che rilanciò Elvis sulle vette della classifica.




Il Comeback '68 fu un poderoso show che riportava prepotentemente il ragazzo di Tupelo alla sua vera quint'essenza di artista puro, senza però dimenticare i vari generi da lui affrontati nel corso della sua carriera. Elvis, all'improvviso, dopo gli anni dei filmetti usa&getta per famigliole, si ritrovò a "combattere" in un vero e proprio ring, per riconquistare il titolo di "King of Music".





Il medley gospel fu uno dei momenti più emozionanti di tutto lo show, come notevole fu anche la coreografia ad esso collegato:





Il terzo ed ultimo album gospel intitolato “HE TOUCHED ME” giunse nel 1972, con la voce graffiante ed intensa di un Elvis ancora carico nella sua rinascita artistica, e che riesce a sfoderare ancora delle ballate spirituali e dei ritmi travolgenti veramenti appassionati, assieme ai cori superbi degli Imperials. 

Nell'immagine sottostante, Elvis ed una delle sue fidanzate, Linda Thompson, ad una convention Gospel di metà anni '70:




Qui di seguito, alcuni brani:







Concludo la mia piccola carrellata con due brani live di due grandi artisti triestini che, da sempre, amano Elvis e lo interpretano con cuore e sentimento, e che mi onoro di conoscere personalmente.
Il primo è Oscar Chersa, giovane musicista professionista, qui in un’esibizione tratta proprio dal repertorio gospel elvisiano, e tenutasi dal vivo a Trieste, al Teatro Politeama Rossetti. Ad accompagnarlo c’è una Big Band di tutto rispetto!!



Infine, l’altro triestino è il buon Lorenzo Pilat (lo storico “Pilade” del Clan Celentano, ed anche grande autore di livello internazionale), qui in un live della fine degli anni ’70, dove interpreta una sentitissima “Are You Lonesome Tonight”:


Alla prossima.

          René

mercoledì 5 agosto 2015

3° E ULTIMA ANTEPRIMA: IL TESORO SOTTERRANEO DI TRIESTE...




TRIESTE, SOTTERRANEI DI SANTA MARIA MAGGIORE. TANTI, TANTI ANNI FA...

UN SINISTRO VANO SOTTERRANEO POSTO SOTTO LA CHIESA DEI GESUITI, CELA UN TERRIBILE SEGRETO; UN TRIBUNALE SEGRETO DELLA SANTA INQUISIZIONE, CONOSCIUTO COME “CAMERA ROSSA”, DAL COLORE SCARLATTO DEL MANTO DELL’INQUISITORE.
STRUMENTI DI TORTURA, OSSA UMANE, SCHELETRI DI DONNE, UOMINI E BIMBI INCATENATI AL MURO. TERRIBILI TESTIMONIANZE DI ANTICHE BARBARIE CHE, SECONDO LE LEGGENDE LOCALI, SI SAREBBERO CONSUMATE IN EPOCHE BUIE, SOTTO IL PAVIMENTO DELLA CHIESA.



TRIESTE, 1932
IL MANIACO NOTO COME “OMO VESPA”, ASSIEME A UN COMPLICE CONTRABBANDIERE, TENTA DI NASCONDERSI NEGLI ANTICHI SOTTERRANEI DELLA CITTAVECCHIA...



TRIESTE, 1944
UNO DEI PERIODI PIU’ DRAMMATICI NELLA STORIA DI TRIESTE. LA CITTA’ E’ STATA, DI FATTO, ANNESSA AL TERZO REICH TEDESCO.
IL GAULETIER RAINER CONTROLLA TUTTO IL TERRITORIO, DENOMINATO “ADRIATISCHE KUSTENLAND”, MENTRE A CAPO DELLA CITTA’ E’ STATO POSTO L’UFFICIALE ODILO GLOBOCNIK.
NEMMENO LE FASI PIU’ DURE DELLA GUERRA ATTENUANO IL SENSO DI SUPERIORITA’ DEI TEDESCHI, CONVINTI DI AVERE ANCORA LA SITUAZIONE IN PUGNO. A TRIESTE, NELLO STESSO ANNO, SI FESTEGGIA, IN POMPA MAGNA, IL COMPLEANNO DEL FUHRER ADOLF HITLER, CON UNA GRANDE PARATA DEI SOLDATI, LUNGO LE RIVE.



EPPURE, COME DETTO, LA GUERRA STA SUBENDO UNA DURA SVOLTA. COSI’, GLOBOCNIK FA COSTRUIRE UN PASSAGGIO SEGRETO SOTTO IL SUO COMANDO POSTO ALL'INTERNO DELLA VILLA ARA, IN VIA ROMAGNA. PASSAGGIO SEGRETO CHE, TRAMITE UNA SCALA A CHIOCCIOLA, RAGGIUNGE LA SOTTOSTANTE RETE DI CUNICOLI E BUNKER DENOMINATA “KLEINE BERLIN”.



TRIESTE, 1945 LE ULTIME GUARNIGIONI DI SOLDATI DELLE SS NAZISTE, RESISTONO ASSERRAGLIATE ALL’INTERNO DEL CASTELLO DI SAN GIUSTO, IN ATTESA DELL’ARRIVO DI TRUPPE REGOLARI ALLE QUALI CONSEGNARSI PER UNA RESA DEFINITIVA.




MA PER ALCUNI DI LORO C’E’ ANCORA UNA SPERANZA DI SALVEZZA; UN ANTICO CUNICOLO QUATTROCENTESCO CHE, DAL SOTTERRANEO VENETO DEL CASTELLO, RAGGIUNGE VARI PUNTI DELLA CITTAVECCHIA, COME LE CANTINE DELL’OSTERIA “Alla Marinella”, I SOTTERRANEI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE, E I SOTTERRANEI DEL PALAZZO “ROTONDA PANCERA”.
CUNICOLO CHE ERA STATO GIA’ PERCORSO, IN UN’ANALOGA SITUAZIONE, 131 ANNI PRIMA; DURANTE L’ASSEDIO AL CASTELLO, DA PARTE DELLE TRUPPE ANGLOAUSTRIACHE IN PROCINTO DI RICONQUISTARE LA CITTA’, UNA GUARNIGIONE DI SOLDATI NAPOLEONICI TROVO’ IN TALE CUNICOLO UN’OTTIMA VIA DI FUGA. LO STESSO FECERO, POCO DOPO, IL SAGRESTANO DI SAN GIUSTO, Don GIUSEPPE MAINATI, E LA FIGLIA DEL COMMANDANT D’ARMEE RABIE’, CHARLOTTE.

PER IL RESTO DEI MISTERI E DEI SEGRETI SUI SOTTERRANEI DI TRIESTE ... STAY TUNED

           RENE’

venerdì 24 luglio 2015

2° ANTEPRIMA: IL TESORO SOTTERRANEO DI TRIESTE...



Bondi, mularia mata

In un recente post vi avevo dato un’anteprima sul “tesoro sotterraneo di Trieste”, qui: FRACA QUA

Vi sono tanti misteri nel sottosuolo di Trieste. Ad esempio, cosa facevano due loschi tipi nei sotterranei del noto palazzo Rotonda Pancera di via Felice Venezian?


E perche’ stavano inseguendo nel sottosuolo il famigerato maniaco notturno, armato di punteruolo “pungiculidelledonnine”, noto allora come “Omo Vespa”?

Cosa si celava sotto le cantine dell’antica Osteria alla Marinella (oggi non piu’ esistente), dalle quali si dice- siano usciti, nel 1917, dei prigionieri russi in fuga dalle carceri del Castello di San Giusto?


Questi quesiti, ed altro ancora, verranno chiariti al piu’ presto, in un lungo post dedicato specificatamente ai sotterranei di Trieste, con i suoi segreti ed i suoi misteri non ancora del tutto svelati.


A presto (entro i primi giorni di agosto)


         RENE’

mercoledì 15 luglio 2015

GIACOMO CASANOVA A TRIESTE



Bondì, mularia mata…

Nel 1772, il notissimo Giacomo Casanova, di ritorno dalla Polonia, aveva avuto occasione di fermarsi a Trieste.
La nostra città piacque subito al quarantasettenne Marchese di Seingalt, tanto che più volte verrà citata anche nelle sue “Memorie”, ovvero l’autobiografia del celebre avventuriero veneziano.

In via dei Capitelli, subito all’incrocio con via Trauner, resiste ancor oggi, restaurato, un antichissimo palazzo che nel 1750 ospitò un casinò; più precisamente “L’antico Casino dei Nobili”.
All’epoca, il proprietario del palazzo era il conte Giacomo de Gabbiati, che di sua precisa iniziativa volle trasformarlo in un luogo conviviale per altolocati signori della Trieste bene di allora, dove si potevano tenere periodicamente riunioni serali, cene di gala, dibattiti politici e incontri d’affari.
Ma –come in ogni casinò che si rispetti- l’attività principale era il gioco. In particolare, il gioco d’azzardo!
“Un luogo quanto mai bello e lussuoso”… così venne definito da Casanova, proprio nel suo libro di memorie. Casanova, ovviamente, essendo un gran giocatore, spesso e volentieri si intratteneva in questo casinò durante i suoi soggiorni triestini.

Qui sotto il palazzo “Casino dei Nobili”, in un mio vecchio pupolo/fumetto del 2001:




Ma fu soprattutto un’altra la ragione che spinse Casanova ad affezionarsi moltissimo alla nostra città. Sempre nel 1772, durante il carnevale, Casanova si presentò a Palazzo dei Leo. La nobile famiglia dei Leo apparteneva alle storiche tredici casade triestine, e in quel periodo numerosissime erano le feste organizzate nel palazzo; feste alle quali l’alta borghesia di Trieste non poteva di certo mancare. E Casanova era richiestissimo nei salotti buoni, quindi l'avventuriero veneziano iniziò a frequentare con una certa assiduità anche le feste di Palazzo Leo.

Qui sotto il Palazzo dei Leo come si presenta oggi:

E durante la festa del carnevale 1772 –come dicevo poc’anzi- Casanova fu ospite presso il palazzo. Ad un certo punto della serata, il veneziano incontrò due maschere; un Arlecchino maschio ed un’Arlecchina femmina.
I tre fecero subito amicizia, scambiandosi numerose battute sagaci ed irriverenti, dimostrando a tutti i presenti un’autoironia ed un’intelligenza veramente notevoli.
L’Arlecchino era quello che lanciava le battute e le ironie più pungenti, ma il maggior interesse di Casanova era rivolto principalmente all’Arlecchina (e come dargli torto?).
Alla fine della festa vi fu l’obbligo di tirarsi via le maschere, e… sorpresa; l’Arlecchina era il maschio, mentre l’Arlecchino era la femmina!!

Casanova rimase alquanto stupito, ma, da gentiluomo qual era, non mancò di complimentarsi immediatamente con i due arlecchini, apprezzando il tiro ben riuscito (a carnevale ogni scherzo vale!).
L’Arlecchina femmina, una donna bellissima, era la figlia del padrone di casa.
L’Arlecchino maschio, invece, era il fratello.
Al termine della festa, tanto per non smentirsi, Giacomo Casanova si ritirò assieme alla donna in una stanza privata del palazzo. Lì, tra il buio complice della stanza e la passionalità della notte, tra i due nacque subito l'effervescente scintilla dell'amore. Un grande amore che durò per più di un anno; tra il 1772 ed il 1773, Casanova fece spesso delle puntate a Trieste per incontrarsi con la donna.
In seguito, alla fine della loro storia restò una lunga amicizia, consolidata soprattutto da una fitta corrispondenza.
Anche questo episodio verrà in seguito narrato dallo stesso Casanova, nelle sue memorie.





Alla prossima

       René